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Giacea la bella vigna fiammeggiando con tralci di rubino e foglie d'oro; e uno stuolo d'augelli roteando facea ne 'l mezzo de la vigna un coro, O madonna Isaotta, ecco la vita! io le gridai, con l'anima rapita. Ed in alto gridò lo stuol canoro. Io la trassi a quel loco: ella più lesta venìa, chè forte io la tenea per mano.

Quando più ne' profondi orti le rose aulivano per l'aria de la sera e mesceasi a quel lor tepido fiato sapor di miele da' pomari d'oro, venne Isaotta un tempo a le mie braccia, candida e mite quale a maggio luna. com'ella sovra me. Caldo il suo fiato io sentìa su 'l mio volto, ed a la luna vedea brillare la cesarie d'oro cui cingevano i miei sogni e le rose.

O MIO LIBRO, convien che più sfavilli sonante il verso e più ridan le forme quando Isaotta Guttad

O madonna Isaotta, il sole è nato vermiglio in cima a 'l bel colle d'Orlando: ei su' vostri balconi ha ravvivato le rose che morìan trascolorando. Sorga da l'ampio letto di broccato or la vostra belt

la profonda dolcezza entro la rima sottilemente infusa io vi rendo. Gioite voi. Ma, prima, Isaotta, la Musa, quella ch'io più cantai, con un baleno tra i cigli e con protese le bellissime braccia, offre il suo seno, come Giulia Farnese. Ella apparve. Buon , messer cantore! disse ridendo con gentile volto. Disegno di ALFREDO RICCI.

O madonna Isaotta, è dura cosa ir le belt