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Noi quattro ci servivamo della lampaduccia a luce elettrica, la cui poverezza di luce ci faceva chinare sovente gli occhi, o ci lasciava per dei minuti sotto un rossore crudele. Migliorammo la nostra condizione quando a furia di guardarla ci accorgemmo che aveva del filo attorcigliato che ci poteva servire per allungarla fin quasi al tavolo.

Parlavano tutte spagnuolo. Soltanto dopo qualche minuto, ci accorgemmo che avevano i piedi nudi e le babbuccie gialle sotto il braccio. Perchè non vi calzate? domandai a una delle vecchie. Come! mi domandò alla sua volta, meravigliandosi non sa ella dunque che gl'Israeliti non possono portare le scarpe che nel Mell

Merita d'essere ricordata la gloriosa morte dello Schiaffino e l'orribile ferita che ebbe Elia nella battaglia di Calatafimi. Ecco come l'Elia stesso la racconta in una lettera al Dott. Riboli. «Io non era aggregato a compagnia a battaglione. Fra Menotti Garibaldi, Schiaffino e me, si era stabilito un patto di non accettare pel momento alcun servizio, ma tutti e tre rimanere al fianco del Generale. Allorchè i Cacciatori napoletani, che provarono ad assalire i nostri, si dovettero ritirare inseguiti dai Carabinieri genovesi, Menotti, Schiaffino colla bandiera, ed io ci slanciammo dietro ai fuggenti, ma tanta fu la nostra foga entusiastica, che arrivati su l'erta posizione nemica, ci accorgemmo d'esser soli, ed era naturale che dovessimo pagare il fio della nostra arditezza. Diffatti il bravo Schiaffino cadeva trafitto da numerosi colpi, e lo stesso sarebbe avvenuto a Menotti che, nel raccogliere la bandiera, fu ferito in una mano, se io abbracciatolo, non mi fossi lasciato cadere con lui da un rialzo, che formava una specie di trincera. Quivi rimasti un poco a prender fiato, io nel volgermi per rispondere al capitano Frescianti che mi chiedeva cartucce, vidi che il generale Garibaldi, distante un buon tratto dalla colonna garibaldina, s'avanzava solo a piedi contro l'inimico. Immediatamente mi slanciai verso di lui, e raggiuntolo, mi sovviene avergli indirizzato queste parole: Generale, perchè esporvi così? Una palla che vi colga siam perduti noi e con noi l'Italia nostra. Egli rispose col grido di avanti e roteando la sua spada ad incoraggiamento, invitava all'assalto le nostre colonne. Io avea appena pronunciate le suddette parole, che, volta la faccia al nemico, vidi che un cacciatore napoletano, avanzatosi verso di noi, spianava la sua carabina alla direzione del Generale. Ebbi appena tempo di fare un passo avanti, e un colpo terribile mi colse alla bocca, e mi stramazzò a terra col ventre in alto. Pareva che soffocassi, e nel mentre cercava di rivolgermi, il generale Garibaldi s'inchinò verso di me e mi indirizzò queste parole: Coraggio, mio Elia, di queste ferite non si muore. E stese la mano per istringere la mia». E difatti il bravo Elia non morì; rimase col

Salimmo anche noi dov'era il soldato. La scala è aperta, se ben mi ricordo, in un pilastro. È una scala larga e comoda; ma interminabile. Giungemmo senza fiato sur un piano, credendo che fosse l'ultimo; ma guardando intorno, ci accorgemmo che non eravamo nemmeno a mezz'altezza. Da ogni parte ci sovrastavano archi e mura, che pareva s'inalzassero man mano che salivamo. Guardammo giù, e ci meravigliammo d'esser tanto saliti. Da quel punto, abbracciando con lo sguardo una gran parte dell'edifizio, potevamo formarci un concetto più adeguato della sua grandezza. Ci trovavamo sopra una lingua di vôlta sottilissima, che pareva stare in aria per miracolo. A guardar giù per le fessure girava la testa. Da un lato si vedeva una lunga fila di porte. Ci avanzammo; ma fatti pochi passi, ed accortici che la vôlta mancava, si dovette tornare addietro. Si vedeva di l

La mattina, visto a cavallo, c'era parso un bel ragazzo; ed aveva infatti due begli occhioni pieni di pensiero e un visino pallido d'un ovale gentile; ma vedendolo a piedi, ci accorgemmo ch'era rachitico e gibboso. Da ciò nasceva forse la sua tristezza. In tutto il tempo che rimase con noi, non spuntò un sorriso sulla sua bocca, non si rasserenò un momento il suo volto.