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Poveri ramoscelli di timo e di sermollino, voi soli direte come io l'ho amata, e come sarei stato felice se il vecchio suocero di Maddalena si fosse apposto al vero, quando ebbe a credere che Luisa fosse mia...... mia.....»

Era la signora Argellani, vestita di raso bianco con uno strascico abbondante, gli sgonfi della veste, i cappii e il dinanzi della vita raffermati da ramoscelli di fiorellini della memoria (vergiss-mein-nicht), i quali facevano eziandio bella mostra di nelle treccie nere, e col loro castissimo colore azzurrognolo non offendevano la bianchezza del volto, anzi giovavano a metterne in rilievo quel po' d'incarnato che gi

Al terminare della loro preghiera, quando i ramoscelli furono consunti, il rumore del tuono erasi dileguato, cessato il grandinare, e tornato calmo il soffiar del vento.

I mandorli fioriti allargavano le braccia, i boccioli dei peschi punteggiavano, nella freschezza rosea di labbra dischiuse, i loro ramoscelli privi ancora di foglie; e delle goccie sparse, rugiada, gomma, lacrime misteriose della natura, luccicavano sopra il verde tenero, frammiste ai fili d'argento che gli aracnidi sospendevano da ramo a ramo.

Ma quella sera li c'era ben altro. Gasparo, comandante del bagaglio, e John che ambi s'occupavano della somministrazione dei viveri giunsero in mezzo al crocchio dei capi con una cesta ben fornita, tagliarono dei freschi ramoscelli che distesero sulle zolle verdeggianti, e vi sparsero delle vivande fredde che avrebbero fatto gola ad un Lucullo.

Intanto giungeva Mariangela, che era andata presso a raccogliere alcuni fiori per farne un mazzolino. Erano garofani e mughetti salvatici, pratelline e ramoscelli di timo, che la buona vecchia legò con un virgulto di ginestra, e li offerse alla signora Argellani. Grazie, buona madre; andrò a casa, fiorita come una sposa. Ci ho anche una margheritina.... la vostra, signor fratello.

Alla primavera mi fu dato d'ammirare gli effetti dei lavori autunnali colle prime foglie che produssero un cambiamento completo di scena. Al momento dei trapianti non avevo veduto che ramoscelli sfrondati; la bella stagione, vestendoli di foglie e fiori, trasformò il casino e il suo giardinetto in un piccolo Eden.

Un ventaglio giapponese: da un lato, campagna, personaggi, cielo; dall'altro, ramoscelli, petali di fiori, lievi accenni di fronde, quel po' di colore, quel po' di doratura che rimane all'ultimo nel pennello di un pittore.

Intanto le epoche migliori per la fecondazione sono la primavera e l'autunno. Migliore poi è la primavera, perchè quella dolce aura profumata che spira accarezzando i primi fiori, i verdi ramoscelli, quel tiepido sole che ci rallegra, la natura che ci risveglia, tutto insomma ci invita a gustare delle dolci ebbrezze di amore.

Poi, quando fummo nel bosco, egli scelse con molta cura i ramoscelli che gli occorrevano e cominciò piano piano a costruire la casa per il grillo. Faceva le legature con piccoli vincigli di solide stoppie; mentre lavorava, mi domandò: