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Berto Candriani aveva il viso traversato dalla cicatrice lucida e ardente come da un formidabile colpo di scudiscio; il segno indelebile fiammeggiava dall'orecchia al labbro nel pallore stanco del viso, un pallore che sembrava più manifesto perchè dietro il Candriani si stendeva la stoffa granata che ricopriva le pareti della sala: e poco più su, era appeso un gran quadro rappresentante il ratto delle Sabine; e quei nudi vivaci, le carni ambrate delle donne, i torsi poderosi e sanguigni dei guerrieri, creavano un rude contrasto con la figura agile e la pallidezza diffusa del Candriani.

Di guisa che, quella pinguedine che d'ordinario esprime la bonomia spiritosa o stolida, in Ferdinando II addiveniva lugubre e burlesca come un ubbriaco che piange. Il mento avanzava e civettava di una fossetta; la quale, lungi dall'abbellire il sembiante, rassomigliava ad un buco restato da una cicatrice.

Preso moglie?... E chi hai preso? La nipote di quella canaglia che mi ha truffato! Gli occhi di Nora si fecero torvi. In mezzo alla fronte rosea da bambina, alla fronte tersa e lucente, si scavò una piccola ruga sinistra, bianca, sottile come una cicatrice. Pietro capì subito: si era lasciato trasportare e l'aveva offesa.

L'ufficialino era biondo, bello, e tutto l'altro come il re Manfredi, salvo la cicatrice sulla fronte. Non era un'aquila, ma aveva ingegno quanto basta per vivere nel bel mondo e di quella tal qualit

sforzandosi a rifiutare. No, no, lasciatemi andare. Non merito più nulla. La mia vita è finita da un pezzo. Devo proprio mettermi una vecchia cuffia in testa per persuadervi a ragionare? Nicolò accetta il bicchierino. Se vi ho offeso perdonatemi. Voi avete per errore messa una punta di ferro sopra una cicatrice e io ho gridato di dolore. Ma ora è passato. Qua.... Lo fa sedere e siede anche lei.

A vicenda soldato, cacciatore e mercante, aveva girato l'India, da Ceylan alle falde dell'Imalaia e gli era famigliare la caccia del tigre; anzi, a questo proposito avrebbe potuto mostrare una larga cicatrice sul fianco, dove gli avevano fatto uno strappo maledetto gli unghioni della belva, aggrappatasi d'un balzo all'arcione, mentr'egli si campava da una morte sicura, scaricandole la pistola a bruciapelo nella testa.

Miss Elsa, dolce e pudibonda, con grazioso gesto prese tra le mani la testa di suo marito, e baciando, come cosa sacra, la cicatrice ancora rosseggiante al lato destro della fronte di lui, gli disse: Chi sa! Forse, senza di questa... E da lontano arrivavano le ultime note di un passo doppio della banda di Settefonti e le grida di saluto degli invitati: Viva il Benefattore!

Da quel punto il nostro cicaleccio languì; la festicciuola ebbe fine ben presto. Ahimè! avevamo fidato troppo sulla nostra ragione; il cuore serbava ancora la cicatrice. Ricordavamo ancora di lui, fors'anco pensavamo ancora senza dirlo e senza avvedercene a lui.

Sicuro! Era proprio quel tale; e quella cicatrice che riusciva a dare un certo interessamento alla elegante di lui fisionomia, era il segno appunto della ferita fattagli dal sasso lanciato da Emilio.

Ti porto come una cicatrice che duole; ma lacerami, straziami un’altra volta, se dev’essere che tu mi nasca un’altra volta dal mio peggior dolore. Mortella. Dal mio, dal mio sono rinata, dal mio; e come, e con che anima, tu non lo sai. Costanza. Cotest’anima è il mio sgomento. Mortella. Se lo sapessi... Costanza. Bene, ch’io lo sappia.