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Li ho letti tutti, ed anche riletti, soggiunse Fausta. Spesso mi metto nei panni di qualcuna di quelle donne e penso: Che cosa avrei fatto io nello stesso caso? E, sa? Qualche volta mi sembra che le sue signore commettano grosse sciocchezze, quasi non sapessero ragionare.... Ma gi

Non le meriti, disse ridendo. Come sei maldestro! Avevo tentato di afferrarne al volo qualcuna e non ero riuscito. Mi chinai a raccoglierle tutte, e gliele riportai sul tavolino. Perchè mi guardi così? domandò Fausta. Infatti la guardavo con una specie di stupore e di ineffabile compiacenza, quasi la rivedessi dopo lungo intervallo e la trovassi trasformata.

Del resto, in questa fausta occasione, la casa Bollati riebbe per un momento tutto l'antico splendore, e il giorno in cui Leonardo sentì la messa nella cappellina domestica il signor Oreste, aiutato da tre sottocuochi, dovette allestire un pranzo per cinquanta persone.

Fausta era un po' pallida, coi capelli in vago disordine, con atteggiamento di soave languore, e si appoggiava al mio braccio, sorridendo di ammirazione. Io ammiravo lei, che forse gi

In un convegno, egli sbadigliò più d'una volta, mentre Fausta gli esponeva, come nei primi tempi del loro amore, i progetti per la primavera, per l'estate, per l'autunno, tutto un programma di divertimenti, studiato in modo da non dover vivere troppo lontani l'uno dall'altra.

Non affaticarti ancora a mentire! mi disse una sera che volevo indurla a suonare al pianoforte alcuni pezzi dell'opera nuova di un maestro da lei tenuto in gran pregio. Fui spaventato della devastazione avvenuta nell'animo della dolente creatura, e tentai di disingannarla, di rassicurarla. Non respingermi, Fausta! esclamai, Non sono stato mai così sincero come in questo momento....

Le vorrai bene, Dario? domandò Fausta, esitante. Quanto gliene vorrai tu. Ella spalancò gli occhi e sorrise con tale espressione di felicit

Avevo bisogno di perdere la coscienza di vivere. Mi levai da sedere, ripreso dalla dolorosa rabbia della mia delusione, e mi misi a passeggiare agitato pel salotto, strizzando le mani, con l'immagine davanti agli occhi di quel mostricino mezzo affogato fra le trine della cuffietta e i merletti della bianca veste che Fausta aveva cucite con tanto amore, destinate a quell'altro, al desiderato, al non arrivato e che forse non sarebbe arrivato mai più!

E nell'impeto dell'indignazione dimenticavo Fausta, mia madre, tutti i nobili sentimenti che mi avevano guidato e sostenuto fin allora; e mi lasciavo sopraffare dalla nausea di dover vivere una vita così vacua, così meschina, così immeritevole fin del sacrificio delle basse gioie e dei vili piaceri, principale occupazione della maggior parte degli uomini.

Voi parlate del Ruskin come d'un liquore, osservò la contessa Lombardi sorridendo. È vero; ma io preferisco il cognac, rispose Paolino. Il fatto è che le straniere sono innamorate. E di chi? domandò Fausta. Di me, contessa! affermò Paolino trionfante. Gli uomini risero. Ma sai tu chi è il Ruskin? domandò il conte Priùli. No; non l'ho mai letto.... È naturale, disse il Priùli.