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Per isfortuna egli non era cresciuto nei tempi in cui i Bollati maschi si coprivano di gloria, ma in quelli in cui le Bollati femmine facevano d'ogni erba un fascio.

Io! interruppe scandalizzato il conte Leonardo. E allora toccò a lui di provare come due e due fan quattro che sulle sue spese particolari non c'era da risecare un centesimo, mentre non si poteva certo pretendere che un Bollati non appartenesse al Casino dei nobili, e non avesse un posto nel palcone di societ

Del resto, quand'ella, l'ultima degli Orseolo, era entrata in casa Bollati aveva creduto di entrare in una casa di gran signori, e non era disposta affatto a vivere di pane e di noci. A ogni modo ella sarebbe stata curiosa di sapere quali risparmi si potevano fare. Perchè ella continuava rispondendo da alla propria domanda non pretenderete mica che si stia senza gondola.

Malgrado del disprezzo reciproco, è probabile però che le due contesse si sarebbero sfogate a sparlar dei padroni di casa se la presenza di don Luigi non le avesse tenute in riga. E che don Luigi della roba sullo stomaco ne aveva anche lui, e aveva una voglia di dirne quattro! Per San Filippo Neri! Un sacerdote par suo, un letterato, il precettore del padroncino, il cappellano della famiglia, cacciarlo in un angolo come se fosse una spazzatura, come se si vergognassero di lui! E si vantavano d'esser gente devota alla Chiesa! Queste cose don Luigi le aveva sulla punta della lingua, ma non le diceva per paura degli altri, e specialmente di quelle femmine chiacchierone. Così, per darsela ad intendere a vicenda, il prete e le due signore andavano a gara nel levare a cielo la bellezza degli addobbi, il buon gusto dei ristauri e lo sfarzo con cui si faceva tutto in casa Bollati, e solo di tratto in tratto si permettevano qualche osservazione a carico dell'una o dell'altra fra le dame raccolte nel geniale ritrovo. Erano allusioni velate, erano suggestioni piene di carit

E Fortunata rifece le scale e volò in due o tre farmacie lasciando dappertutto l'ordine di mandar in palazzo Bollati il primo medico che capitasse.

La vigilia del giorno stabilito per la partenza, Fortunata s'avviò di buon mattino al palazzo Bollati. L'accompagnava una donna di servizio che sarebbe tornata a prender Margherita nel caso che il conte Leonardo fosse nelle sue stanze e volesse dar un bacio alla figliuola. Una vecchia aperse il portone. Chi è? Che vuole? Non c'è il signor Ambrogio, il custode?

Tentar di scuoter Leonardo, richiamarlo alla coscienza dei suoi doveri, era impresa disperata. Testimonio, consapevole o no, d'una rovina che del resto nessuna forza umana poteva evitare, il giovane conte Bollati s'abbrutiva ogni giorno peggio nei vizii, e per resistere alle preghiere e ai buoni consigli trovava un'energia che non aveva mai trovato per fare il bene.

Chi, nei giorni immediatamente successivi alla morte del N. H. Leonardo, fosse penetrato in qualche caffè di Venezia avrebbe sentito un dialogo simile a questo: Dunque si sa precisamente quel che abbia lasciato Bollati? Ma no, nulla di preciso... L'azienda diretta da quel famosissimo sior Bortolo è in una confusione da non credersi.

Il figlio dell'oste era ripatriato alla fine dell'inverno, mentre i Bollati non erano in villa, ciò che sulle prime diede buon gioco alla nostra civettuola. Le difficolt

Ma Gasparo Rialdi, che non era un babbeo e che, se non fosse stata la disciplina, avrebbe avuto il primissimo posto nella sua classe, Gasparo, nelle poche feste ch'egli passava in famiglia, diceva che sua sorella aveva un gran torto di perder il suo tempo a giocare con quello stupido prepotente di Leonardo Bollati, e che in quanto a lui era ben lieto di non aver quasi mai occasione di mettere il piede nel palazzo di quei somari.