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Aggiornato: 18 giugno 2025
In questi impicci mi mettereste? Vi paion proposte da fare? Oh lo so che voi non siete uomo capace di uscir dal vostro guscio.... E guai alla famiglia se non ci fossi io.... Che anche quel poco che ci rende la parentela dei Bollati lo dovete a me. Io non nego le vostre belle qualit
Mentre il conte Leonardo si trovava in una specie di sopore letargico, Fortunata sentì un suono di passi nella stanza attigua, e credendo che fosse il medico uscì a incontrarlo. Ma non era il medico, era Gasparo, il quale, saputo confusamente a casa sua che la sorella era rimasta in palazzo Bollati, veniva in traccia di lei. Tu, Gasparo? Io, sì.... Ebbene?... Tuo marito?...
Avete visto? ella diceva al pacifico marito. Valeva la pena di aver fatto la vita che s'è fatta in questi ultimi giorni, valeva la pena ch'io aiutassi il flebotomo a metter, con riverenza parlando, le sanguisughe a quell'empiastro del conte Leonardo, per esser poi trattati come parenti lontani che vanno a palazzo a ogni morte di papa o come estranei che non hanno altro merito che quello di recitar quattro versi nelle feste di famiglia?... Quattromila lire venete una volta tanto.... Una miseria!... E invece le migliaia di ducati all'Ospitale, alla Casa di Ricovero, agli Orfanotrofi, agli Asili d'infanzia, ai Catecumeni, o che so io... tutto per aver gli articoli della Gazzetta e le lapidi nei vari istituti.... Come se il morto leggesse quegli articoli e le iscrizioni di quelle lapidi!... Ma il dispetto maggiore me lo fanno quelle pensioni ad agenti e a servitori... dopo che il conte Leonardo ha detto lui stesso che tutti rubano in casa sua.... Se rubano!... Quel sior Bortolo peggio degli altri.... Sempre così mellifluo, sempre così cerimonioso... lustrissimo, lustrissima, e inchini, e baciamano, e proteste di devozione, e intanto s'empie le tasche di ben di Dio.... E i fattori di campagna?... Che cere da Patriarchi!... Bianchi e rossi da fare allegria.... Rendono i conti a loro modo, si servono dei cavalli di lusso, dotano le figliuole, allargano i loro poderi... insomma un carnovale.... Ma perfino il cuoco ha tutta l'aria d'un gran signore, e a vederlo la domenica quando conduce a spasso la moglie lo si direbbe un milord.... Gli è che oltre alla sua paga ha gli incerti e accetta ordinazioni di pranzi da questi e da quelli, e tutto vien fuori dalla cucina Bollati.... Camerieri e guatteri, non c'è bisogno di dirlo, cacciano le mani anche loro nelle casseruole e non ce n'è uno che non porti a casa il suo fagotto di roba... le donne fanno il resto e vorrei aver io tutti i capi di biancheria e di vestiario che quella stolida della Chiaretta si lascia portar via sotto agli occhi.... È inutile che facciate quelle smorfie... queste son verit
Qualunque spettacolo ci fosse sul Canal Grande, s'era sicuri di veder folla in palazzo Bollati. Figuriamoci poi quanta gente s'aspettasse quella domenica 7 ottobre 1838 in cui ci doveva essere la regata in onore di S. M. Ferdinando I, venuto insieme con l'augusta consorte a beatificare di sua presenza la fedele citt
Covava il suo male, ecco la ragione de' suoi modi aspri, de' suoi stravizzi, di tutto. E poi c'eran stati i falsi amici che lo avevano traviato, que' falsi amici ai quali il portone del palazzo Bollati era ormai chiuso per sempre, e che Leonardo aveva giurato di non guardare più in faccia. Adesso che stava bene, adesso che nessuno gli dava cattivi consigli, egli era un altr'uomo.
Il nobile lord poteva mettere il suo cuore in pace. In quel giorno 22 marzo 1848 i Veneziani non si rammentavano nemmeno dell'esistenza del conte Leonardo Bollati.
In ginocchio sulla prora della sua svelta ed elegante bissona, sotto un baldacchino tutto veli e frangie inargentate, il contino Bollati animava i rematori col gesto e con la voce, e pareva un antenato di sè medesimo alla battaglia di Lepanto.
E per più giorni la Gazzetta privilegiata di Venezia ebbe da registrare con parole di sentito encomio gli atti munifici di S. E. il conte Zaccaria Bollati, degno erede di un nome illustre. Il conte Zaccaria si fregava le mani sentenziando: I Bollati sono sempre i Bollati. Alla quale affermazione sior Bortolo sorrideva, ma meno seraficamente di una volta.
Ah! che trionfo sarebbe stato per Fortunata il poter dire a suo fratello Gasparo: Vedi chi di noi due s'ingannava! Perchè quel suo fratello era così ostinato! Le poche volte ch'egli le scriveva una riga trovava sempre la maniera di far qualche allusione spiacevole al cugino Bollati.
Così trascorse l'infanzia del contino Leonardo Bollati.
Parola Del Giorno
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