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La faccia di Pietro s'era spianata; ed il vecchio servo pendeva ancora dalle labbra di lui con lo sguardo rilucente di attenzione e di devozione affettuosa. Per questo io non mi meravigliai udendo: Datemi ancora un po' di cognac. Sono tutto gelato!

E poi, vedete, quando si è veramente mangiato, come oggi, mentre gli altri giorni facciamo le finte di mangiare tanto per mantenerci vive, il caffè solo non basta. Ci vorrebbe anche il bicchierino di cognac. Se sommate tutto questo, ne vien fuori un orrore. Ma era proprio così brutto, Tina, quel signore? le si rivolse improvvisamente. La fanciulla trasalì.

Ella si era fatta di mille colori e aveva abbassato gli occhi. Non fumare più, smetti; smetti di vestirti come ti vesti; non bere cognac e non parlare di amore col terzo e col quarto. Smetti, smetti, Adele. Che ho fatto di male? Nulla: ma sei ridicola. Chi te lo fa fare? Così diss'ella, con voce fievole, a capo basso. Vi è una ragione, a queste stravaganze. Dilla subito. replicò improvvisamente.

Benissimo, .... Il caldo.... Non so. Avevo bisogno d'aria. Che hai? Che hai? Non so.... Avevo bisogno d'aria. Lasciami andare. Qui, qui. La conduce presso la grande finestra. Spalanca le persiane. Chiaro di luna nella stanza. Siedi . Qui dell'aria ne hai quanto vuoi.... e fresca. Non senti freddo? No. Vuoi un po' di cognac? Le mette una mano sulla fronte, ai polsi.

Cantasirena sturò la bottiglia del cognac. Pietro! Signor Pietro! Evelina lo alzò un pochino, lo tenne su diritto col capo, esortandolo carezzevole, mentre la Gioconda gli fece ingoiare due o tre bicchierini di cognac, quasi di seguito: il Laner dolorava, sbatteva i denti. Matteo ricominciò a camminare in su e in giù, brontolando e se la prese anche con Numa.

Essa versò, mise innanzi il vassoio a Filippo, riempì di cognac un bicchierino, glielo porse: egli lasciava fare, macchinalmente, e sorbiva il caffè, senza sentirne il gusto. Non capisco, disse a un tratto, rimettendo sul vassoio la chicchera. Non capisco. Loredana torna qui? Lei va a riprenderla?... E io.... La signora Emma non rispose, ma Filippo incalzò: Mi dica: non la vedrò più?

Perchè non sono partito anch'io, quando gli altri andavano a battersi?... Pensò... pensò, cercando una scusa, ma non la trovò. Si sentiva la testa balorda che gli girava: il cognac incominciava a fare il suo effetto. Dov'ero io, nel 59?... A Monaco, a Monaco; a far saltare la roulette!... E nel 60?... Non mi ricordo... non mi ricordo... Ah, ... Nel 60 ero a Nizza.

Tutto crollato, tutto finito in un lampo! E Loredana, la fiduciosa amica, abituata a considerar lui come il più forte, il più libero, il più saggio degli uomini? Che avrebbe pensato?... La porta della saletta si aperse ed entrò la signora Emma, recando ella stessa un vassoio col caffè e una bottiglia di liquori. Prenda qualche cosa, ella disse. Le ho preparato un caffè; beva una goccia di cognac.

Allora ricordò che in un armadio aveva ancora una mezza bottiglia di cognac; la cercò, la trovò e l'ingollò in una sola tirata; ma nemmeno il cognac riusciva ad ubriacarlo, a stordirlo. Solamente si sentiva dentro, nello stomaco, un gran calore, un gran fuoco. Spalancò la finestra e si appoggiò sul davanzale per respirare un po' meglio; gli pareva di soffocare!...

La signora Trebeschi, da donna pratica e avveduta, aveva subito pensato che il conto del cameriere del Caffè del Teatro non doveva essere il solo debito di Giacomino, e che quel malvivente non aveva certo bevuto da solo tanto cognac, tanto marsala, per centocinquanta lire.