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L'avresti detto uomo voglioso di lasciar morire il discorso. Me ne seppe male, in coscienza mia. Davvero, ho in gran pregio le mie concittadine, ed avrei avuto caro di sentirne dalla bocca di lui un bel panegirico.

Oh babbo! esclamò Roberto, che amava sinceramente suo padre. Che idee son queste? La tua morte!... Ma non voglio nemmeno sentirne a parlare.... Ho piacere anzi che non si sia accettata la sicurt

E Prospero Anatolio?... Prospero non mangiava, ma, invece, divorava la Giulia: egli l'aveva accosto, vicinissima tanto da sentirne il calore, con quelle sue carni bianche e rosse, sparse di un pelolino simile alla pesca duracina.

Non turbi adunque questo popol gramo Il sepolcro d'un povero cantore.... Meditiam la sua vita e confessiamo L'ignoranza d'un secolo e l'errore! Emilio! E tu piangevi per le tue sventure, Antiveggendo questo estremo istante, Senza sentirne le viete päure E mentre il viso tuo parea raggiante!

Però la disperazione stessa ha la sua calma; e il tempo, scorrendo sopra le piaghe dell'anima, mentre le incancrenisce, fa sentirne meno vive le fitte. Gi

Si riebbe alla fine, ma il ricordo di quella notte infernale non gli permise più di continuare il suo servizio. Chiese la sua pensione e si ritirò in un poderetto di sua moglie, lontano dalla linea ferroviaria. E in istrada ferrata non viaggia mai, e non vuol sentirne a parlare, e la vista di due rotaie basta a turbarlo per una settimana.

Don Pietro non avrebbe voluto sentirne più altro. Quei discorsi di immagini misteriose confondevano il suo spirito invecchiato nella ingenuit

Io comprendevo tutto ciò, e pure mi ostinavo a parlarle d'Eugenio; parevami che perchè io l'amavo anch'essa dovesse sentirne a parlare volentieri. Essa mi ascoltava talvolta in silenzio, ed io interpretando in buon senso quell'attenzione, coglievo l'opportunit

Questo suono continuo, cadenzato, confuso con le voci monotone e le cantilene dei mulattieri accresceva il supplizio del viaggio²³⁰. Vogliamo sentirne una di siffatte cantilene? Ce la dice il Rezzonico, che la udì nelle sue escursioni per l’Isola: Au! cani, cani, Spaccafurnu, cani!

Giorgio, che l'avea veduta tanto bella, non l'avrebbe più riconosciuta; ma parlavano l'occhio di lei e i battiti del suo cuore, e non poteva essere in dubbio. Si avvicinò, come preso da tremori convulsi, e un tanfo umido, greve, lo avvolse mentre il lume rischiarava l'agonizzante con riflessi così strani e foschi, da sentirne a tratti perfino paura. Ed era lei.