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Ella era divenuta stranamente rauca. Io la guardavo; e mi pareva di non riconoscerla, tanto era trasfigurata. Una convulsione contraeva tutte le linee del suo viso; il labbro inferiore le tremava forte; gli occhi le ardevano d'un ardore febrile. Mi condanni? domandò rauca ed acre. Mi disprezzi per quel che feci ieri?

Giuliana giaceva nella medesima attitudine. Dormiva? Soltanto la fronte, fino ai sopraccigli, era scoperta. Mi sedetti, presso al capezzale; ed aspettai. Guardavo quella fronte pallida come il lenzuolo, tenue e pura come una particela, sororale, che tante volte le mie labbra avevano baciata religiosamente, che tante volte avevano baciata le labbra di mia madre.

Io le parlavo guardandola fissamente. Come più la guardavo, più mi sentivo turbare; ed ella certo doveva leggere nel mio sguardo, perché l'inquietudine in lei si fece palese. Io pensai con un'acuta ansiet

Violet mi guardava con uno sguardo smarrito, velato, e accennò di no. Solo dopo qualche tempo mi rispose dolcemente: No, caro, no. E perchè io la guardavo come aspettando le sue ragioni, riprese che avrebbe tante cose a dirmi ma che quando era con me diventava incapace di ricordarle, incapace di ragionare. Preferirebbe scrivere. Appena detto così sorrise, e intesi subito a cosa aveva pensato.

Domandai a me medesimo: "Di che vita ella vive, entro di ? Quali sono i suoi propositi? Che ha ella risoluto?" E guardavo la sua fronte. E non più considerai il mio dolore; ma mi piegai tutto a raffigurare il suo dolore, a comprendere il suo dolore.

Ancora, per esse non avevo alcuna tenerezza; forse m'erano spiritualmente antipatiche, e certo, non valevano Lidia; ma tutte, a una, a una, rappresentavano l'altra, l'incognita, la donna su cui non avevo diritto alcuno; e le guardavo perciò, e mentre mi lasciavano il cuore vuoto, dominavano il mio pensiero.

Più lo guardavo e meno mi potevo persuadere che quell'uomo avesse qualcosa di comune col Minghetti e col Sella. Un interprete mi disse che aveva un grande ingegno, e addusse per prova che essendogli stata portata un giorno una di quelle macchinette che fanno le operazioni aritmetiche, lui aveva fatte le medesime operazioni in un tempo eguale e cogli stessi risultati.

Gli è ch'io lo guardavo a traverso le lacrime. Le olive. Lo vedete questo ramoscello adorno di foglie biancastre e carico di piccoli frutti ovali, d'un verde cupo? È un ramoscello d'olivo. Proviamoci ad assaggiare una di queste olive. Dio, come sono amare! Non hanno certo il sapore di quelle belle olive che si mangiano col pane.

«Poi andavo alla finestra, guardavo un poco la gente, pensavo che, forse, neppur la met

"Mi porse il piccolo astuccio di cuoio contenente il piccolo manoscritto; e siccome io guardavo dubbioso ora il dono ed ora il donatore, disse: " La storia che leggerete in questo manoscritto è assolutamente vera. Non mi chiedete il nome dei personaggi, il luogo, il tempo; questo non vi occorre. Occorre a voi sapere che in tal modo amò una donna.