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Aggiornato: 7 maggio 2025
«Elena, dolcissima donna mia,» favella Manfredi correndo armato di piastra e maglia verso la Regina, e le strinse con la mano aspra di ferro la sua delicata così fortemente, che per assai tempo vi portò la impronta violetta; «Elena addio! avanti che il sole tramonti io sarò vittorioso, o morto.» Poi senza attendere risposta si volse ai figli, e gli abbracciò, e li baciò: «Voi sarete felici, spero; se però la fortuna statuisse altramente, sovvengavi in ogni caso voi esser nepoti d'Imperatore, figli del nobile Manfredi; l'unico insegnamento che un Re vinto può dare ai suoi figli per ben condurre la vita è di saper morire; una, voi lo sapete, è la via per cui si viene alla luce, perchè una la cagione del vivere; innumerabili quelle per le quali si fugge, perchè innumerabili le cagioni del morire; se la natura ci aggravò di travagli, ne concesse anche il modo di deporli: non temete la morte; bugiardo è chi l'afferma terribile; più l'uomo le si avvicina, meno gli apparisce repugnante; al punto di abbracciarla, par bella; serbate, miei figli, i vostri giorni contro la persecuzione, contro la miseria, ma non obliate che il cielo ha fatto un asilo contro la infamia sotterra...» Piangevano tutti; Manfredi gli sogguardò amoroso, e soggiunse: «In questa guisa dunque voi date animo al vostro Re per la vicina battaglia? Conviene accompagnare col pianto un guerriero al pericolo? In verit
Il giovane Ubaldino Ubaldini fu trasportato con molto riguardo in casa la bella Renza sua sorella, che fu moglie del signor Renzi; e quivi, con quanta maggiore secretezza fu potuto, attesero a curarlo; sennonchè lo affetto paterno e lo zelo dei medici gli tornarono invano per la furiosa febbre accompagnata da delirio, che di subito lo assalì. I medici ristrettisi con la signora Renza, con le lacrime agli occhi le dettero il povero giovane come spacciato; ammonendola per di più, che se passava la nottata non sarebbe giunto a terza del giorno veniente. In vero su lo spuntare dell'alba il male si aggravò, e così com'era delirante chiese carta, e matita. Per acquetarlo glieli dettero, ed egli con la benda agli occhi, e vagellante schizzò il ritratto della Beatrice, maraviglioso a vedersi per purit
Siccome le cose strane difficilmente si acquistano fede dove non vengano manifeste le cause che le rendono ordinarie, e naturali, così i ricordi dei tempi raccontano come Papa Clemente fosse condotto ad abbracciare simile partito dalla solenne avarizia che lo dominava, imperciocchè non assegnò stipendio di sorta alcuna al Duca; anzi lo aggravò di tante spese oltre a quella di sostenere la carica con la splendidezza conveniente a gentiluomo romano, che tra per queste e tra il danaro impiegato per liberarlo dalla condanna, la nobilissima casa D'Altemps ne sentì scapito tale, che indi in poi non si è più mai riavuta.
Le conosco, signore,» diss'Emilia, «e mi accorgo che voi non ci credete. Io ne dubitava,» replicò Dupont, «prima dell'epoca di cui vi parlo; ma il racconto di Montoni aggravò i miei sospetti, e restai quasi persuaso ch'ei fosse un assassino. Tremai per voi.
Avanti lui i Papi chiamavano in Italia principi cristiani, gli uni contro gli altri aizzavano, e questo fu per loro affrancare la Italia dagli stranieri, onde sovente le raddoppiarono le catene, e sempre si aggravò di peso la catena di quello, che qualchevolta ci rimase solo: in siffatta opera nefaria non diverso dagli altri, anzi più, che tutti colpevole Clemente, e lo confessa egli stesso; imperciocchè nella istruzione conferita al Cardinale Farnese, che poi fu Paolo III, quando andò legato in Ispagna, si raccomanda a chiarire lo Imperatore come per lui Francesco I. ebbe tronchi i disegni di spingersi fino a Napoli nella sua prima invasione d'Italia; per lui Lione X. non impedì la elezione di Carlo; per lui non fu fatto caso della vecchia costituzione proibitiva del cumulo sopra la medesima testa delle corone imperiale e del regno di Napoli; per lui Lione si collegò con Carlo pel ricupero del ducato di Milano; per lui finalmente il maestro dello Imperatore era assunto al papato.
Pochi giorni dopo, nel tornare da una passeggiata, Fausta, tutt'a un tratto, a pie' della scala, sentendosi venir meno, si aggrappava al mio braccio, esclamando fiocamente: Oh, Dio!... Dario! E mi si aggravò sul petto. L'alzai di peso e la portai su quasi fosse stata una bambina. Era pallidissima, diaccia. Mia madre non si smarrì al mio grido che chiamava soccorso e a quella vista.
L'asma di cui egli soffriva da parecchi anni si aggravò d'improvviso, un medico premuroso dichiarò che gli era indispensabile un soggiorno di alcuni mesi in campagna, e il signor Bortolo Segugi, col cuore straziato, dovette prendere congedo dai suoi nobili padroni.
Questa lettera giunse a Venezia qualche giorno dopo di quella che annunziava la morte della povera nonna, e aggravò il dolore sofferto, lasciando sospettare, malgrado le attenuazioni del maestro, la minaccia d’una perdita ancora più dolorosa.
Mosse nel cuore dell'inverno da Lugano, in compagnia del suo giovane amico Giuseppe Nathan, passando il Gottardo, mal riparato dal freddo e dalla neve; onde gli si aggravò la tosse, che da tempo lo affaticava.
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