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Ma il signor Omobono (ch'era ben lui) si tirò sugli occhi, più che potè, il cappello; e mettendosi il fazzoletto alla faccia, come sorpreso da un impeto improvviso di tosse, svoltò lestamente la spalla del portone e si schermì dal curioso esame del giovine; il quale, preoccupato da' suoi foschi pensieri, credè d'avere sbagliato, e innanzi che fosse venuto alla sua porta, s'era gi

Nel reclusorio sembrava mite, gentile, afflitto soltanto di trovarsi in mezzo a tanta zavorra umana. Era pallido, emaciato, colle sfumature, intorno gli occhi, degli individui che portano nei polmoni i bacilli della morte. I suoi colpettini di tosse mi davano la sensazione penosa di essere accanto a un moribondo.

Leggeva corrente in qualunque libro e perfino nello scritto era sempre il primo lui! È una tosse d'infreddatura, rispondeva la buona donna, passer

La cura del cavaliere era sbagliata completamente; le distrazioni, le emozioni specialmente non potevano che peggiorare il suo stato. Il medico disse che il caso si faceva gravissimo; la tosse aumentava. Il cavaliere portò nella dimora dell'artista tutti i conforti che la ricchezza può dare, e fu curato il meglio possibile. Ma l'etisia progrediva.

Ma Enrico, piangendo a calde lacrime: Mi faccia il piacere di lasciarmela, supplicò, gliela pagherò a un po' per giorno, coi centesimi della merenda. Se sapesse quanto tosse la povera mamma! Sono un bambino per bene!

Il salotto era oscuro; ciò mi servì di pretesto per accomodarmi su una sedia vicinissima all'uscio. Io udiva così Lidia muoversi nella sua camera; il fruscìo dell'accappatojo sciolto e cadutole ai piedi, facendole cerchio, e dell'accappatojo raccolto su una sedia; lo scricchiolìo del letto che accoglieva il corpo leggiero; un fievole colpo di tosse. Sergio! chiamò la voce di Lidia.

E siccome il giovane esitava alquanto ed alzava le palme quasi pregasse, Bizco replicò con ira mal repressa: Lo giuri? Lo giuro! Mia buona Zelmira... adorata figliuola mia... come stai oggi?... e la tosse?

Intanto, per il freddo che soffriva nella sua cameruccia, dopo essersi abbrustolita in cucina, Agnese aveva preso la tosse: una tossettaccia cattiva, che a volte la faceva urlare con gran fastidio della Contessa, e senza rispetto de' suoi poveri nervi; ond'essa brontolava che «quella villana non aveva proprio educazione

Non l'avesse mai fatto!... Uno scoppio di tosse, spaventevole, le troncava la parola; poi le veniva un singhiozzo tormentosissimo, una specie di convulsione che la faceva diventar tutta livida. Pareva in punto di morte; ma non si arrendeva.

Ma la poveretta non potè continuare, interrotta da un urto di tosse forte e doloroso come un singulto. Giorgio si fermò guardandola colpito. Vi sentite male? No, no; è passato;... anzi, mi sento meglio; molto meglio. Le vostre parole... il sapere che voi amate mia figlia... Sono contenta, mi sento tanto felice è la mia gioia più grande, questa; è la gioia che mi far