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Aggiornato: 23 luglio 2025


La procella del fuoco, e del ferro imperversa più furiosa che mai, ad onestare la barbarie i Francesi penseranno più tardi, e poi facile impresa è per loro perpetuamente mentire; muoiono combattenti, muoiono non combattenti, cittadini inermi, vecchi, donne, e fanciulli; il tempio della Fortuna virile è manomesso, guasto il dipinto dell'Aurora di Guido Reni, e gli altri del Pinturicchio, e del Domenichino. I nostri quanto potevano facevano; anzi sopra le altre preclara l'opera degli artiglieri, i quali non mai domandavano sollievo non che sollazzo; tranquilli, taciturni surrogavansi a vicenda, i vivi venivano a riempire i vuoti, che lasciavano i morti senza osservazione, o lamento. I nostri ingegneri nel presagio che la prima cinta sarebbe superata intendevano compirne un'altra, e ci posero mano, ma anch'essa non fu condotta a termine, per mancanza di braccia, però che i soldati del Garibaldi non potessero sopperire a tutto, e il governo non provvide che 700, ovvero 800 uomini al , non bastevoli all'uopo; forse non era sua la colpa; facile sempre la censura, ed i Governi, comecchè solertissimi, nel tumulto degli eventi, e nella perturbazione dell'animo provvedere a tutto non possono; chi sta su la fossa piagne il morto: di ciò parleremo anco altrove. Certo buona volont

La carica dei mercenarii non ebbe sfogo che contro alcuni cani e somarelli di campagna che si ritiravano a casa e non s'udiva altro che un grande abbaiare dei primi ed un urlar dei secondi, perseguiti colle baionette alle reni dai valorosi campioni delle sottane. Eran circa le 10 della sera e tutto era tranquillo in Viterbo.

Messo per quella china e spinto dalla slitta carica, un mulo ne avrebbe, al primo viaggio, rotte le gambe e fiaccato il filo delle reni; perciò vi attaccano uomini che per bestie da soma sono meno costosi. A ogni mulo morto, corrono marenghi, ad ogni uomo morto, basta una croce di legno e un De-profundis.

C H AzSO . Trovasi nei reni e nell'urina formando talvolta su questa, assieme ad altri sali, una membrana lucente. Entra spesso a far parte dei calcoli delle vie-urinarie. È cristallizzato in piccole laminette esagonali, solubili negli alcali, negli acidi minerali, insolubili nell'acqua, nell'alcool, nel carbonato di ammoniaca.

ne' quando Icaro misero le reni senti` spennar per la scaldata cera, gridando il padre a lui <<Mala via tieni!>>, che fu la mia, quando vidi ch'i' era ne l'aere d'ogne parte, e vidi spenta ogne veduta fuor che de la fera. Ella sen va notando lenta lenta: rota e discende, ma non me n'accorgo se non che al viso e di sotto mi venta.

Il Maso alzò gli occhi al cielo, donde si fanno venire le cattive ispirazioni, come le buone. Eccomi qua! diss'egli di rimando. E poste le palme contro le reni al nemico, gli dette un spianta gagliarda, che lo fe' andare a capo fitto nel pozzo. Tocca ora la secchia! soggiunse. Io tocco il cavallo.

Questa idea gli infocò le vene; sentì un brivido caldo salire dalle reni alla nuca, e, spronato dal desiderio, sorvolò su la insignificante cerimonia ufficiale delle nozze e sul breve viaggio, per correre con l'imaginazione al momento in cui si sarebbe trovato solo, libero e padrone di lei, nella suntuosa e poetica sua villa su le rive del Lario.

Passarono esse per una fuga di stanze, fino al pensatoio della marchesa Ginevra, dov'era quella tal Danae di Guido Reni, che ha gi

Alzossi; colle mani alle reni e la faccia curvata, a guisa di un matematico che cerchi la soluzione di un problema, si pose anch'egli a misurare il corridojo con certi passi disuguali, ora celeri, ora rallentati, secondo gli passavano i pensieri.

E tonderò la mia liscia capigliatura, e stringerò nel cordone del saio monastico le snelle mie reni che saziarono il piacere delle gloriose cortigiane. Il piede mio sottile, uso a ben reggersi nelle piccole staffe delle selle di peso leggero, patir

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