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O'Donovan, coi capelli irti, tremante, pallido, inondato di freddo sudore, si curvò su di lui e l'alzò. Il pasci

Ora passava un carro funebre, di quelli che fanno continuamente la via di Foria e s'avviano al cimitero. Il de Laurenzi, curvo, con la mano alla falda del cappello, scivolò accanto all'enorme e nero carrozzone dalla cui cimasa dorata pareva che volessero spiccare il volo, ad ali spiegate, quattro polisarcici angioli di legno. La via, su quel transito, s'era fatta silenziosa, a un tratto. E a me parve che tanto da quel lento carro come da quell'uomo pur funebre si sprigionasse in quel punto una medesima espressione mortuaria il cui senso mi durò dentro per qualche secondo. Poi tutto si tolse dalla mia vista. Ma sopra di me e sull'animo mio, mentre m'avviavo alla porta del mio ufficio, pesava ancora, come l'ultimo segno di tanta malinconia, un cielo invernale plumbeo e greve. L'aria mi pareva satura d'una umidit

Parlava ancora, sotto voce, con una grande dolcezza, che ella io interruppe: , è vero, è giusto!... Grazie, padre; grazie del bene che mi avete fatto.... E potrò ancora ricorrere a voi? Ogni volta che ne avrai bisogno. Ella restò ancora un poco in orazione; poi si levò, traversò lentamente la chiesa, bagnò le dita nella pila dell'acqua santa, si curvò ancora voltandosi, ed uscì.

Non vecchio giovane, con poca barba biondiccia venata di peli bianchi, più macilento che magro, alto della persona ma curvo, quasi piegato in due quando attraversava la grande navata della chiesa per recarsi dalla sagrestia al suo pulpito, appariva tutt'altro quando si affacciava di lassù, alta la fronte, sfavillanti gli occhi, diritto il corpo come una spada. Era cappuccino; si chiamava padre Anselmo da Carsoli. Modesta figura di asceta, vestiva umilmente una tonaca spelacchiata, su cui non mancavano le toppe, larghe, lunghe, fatte più vistose dal colore più carico del panno, con le quali il vecchio abito si andava via via rinnovando a pezzi e bocconi. Camminando in istrada, così curvo delle spalle e sempre a capo basso, non guardava mai di qua di l

Egli non era un filosofo, eppure un giorno, passandosi la mano sulla fronte pensierosa, esclamò: Quanto diverso l'amore della commedia da quello della vita! E la testa gli si curvò sotto il peso di quest'amara verit

Vedendo quell'uomo piangere, Chérie si curvò su lui, gli liberò il volto dal velo delle mani, gli passò delicatamente il suo fazzoletto sugli occhi, con un atto materno. E non seppe dire altro che la parola che si dice agli sconsolati, a coloro cui è morto qualcuno: Non piangere, non piangere così...

Sul corpo quasi esanime di Cardano si curvò un uomo esclamando: sventura! sventura! il martello della vendetta ha spezzato un cranio che racchiudeva i più importanti segreti della scienza. Io spenderò un milione di lussi per possedere questa meravigliosa scatola di intelligenza e di sapere. Quegli che così parlava era il Virey.

In casa Arconti la costernazione si dipingeva su tutti i volti. Il cavalier Mariano era proprio agli estremi. Il dottor Rebaldi gli teneva tra le dita il polso che s'indeboliva sempre più. Roberto, curvo sulla sponda opposta del letto, copriva di baci e di lagrime l'altra mano che penzolava fuor dalle coltri, fredda e gi

E lo vide, passate due camere, il suo damo ribelle; egli era in fondo alla sala da pranzo, presso l'uscio che metteva allo studio del padrone, curvo sul fianco, l'orecchio alla toppa. Michele a sua volta la vide colla coda dell'occhio, e colla mano le fe' cenno di tornarsene alle sue faccende.

La bufera durò a lungo, poi svanì in un soffio e tornò il sole. Guglielmo, riavutosi dal mortale stupimento, volle riporsi in cammino. Era stato fino allora appoggiato a forza di braccia sul bastone ferrato, curvo per salvare il viso dalla tempesta. Ma sollevatosi appena, i piedi non lo ressero e cadde.