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Quindi dall'emporio di Astrakan rimontando il Volga fino all'incurvatura del Don scendeano poi per la palude Meotide nei porti del mar Nero, impiegando, siccome narra il Contarini, otto giornate da Astrakan alla Tana.

E tu che le cose gentili e le forti imprimi sicuro nel marmo, gradirai, se non altro, le buone intenzioni, che io, scultore a mio modo, pongo oggi sotto il patrocinio della tua cara amicizia. Nel quale si narra di due viaggiatori che amavano saper molto e dir poco.

A proposito di visitatori illustri, anche l'Imperatore Alessandro di Russia e Napoleone il Grande furono a Broek. La tradizione locale dice che così l'uno che l'altro avendo voluto vedere l'interno d'una casa, dovettero, prima d'entrare, infilarsi certe grosse calze di lana che porse loro la serva, perchè non insudiciassero i pavimenti cogli stivali. Non oserei affermare che questo sia vero; ma so, per averlo letto in certe Memorie del viaggio di Napoleone in Olanda, che a Broek egli s'indispettì nel vedere le strade deserte, e la gente tappata in casa che lo guardava di dietro i vetri coll'aria di sorvegliare che non insudiciasse le cancellate dei giardini. Anche l'imperatore Giuseppe II fece una visita a Broek; ma, per quello che si narra, non avendo portato con delle lettere di raccomandazione, non potè entrare in nessuna casa. Un aiutante di campo insistendo presso un padrone di casa, perchè lasciasse entrare la Maest

Chi ordinò il fuoco? donde partì la prima fucilata? Le voci più disparate corsero in proposito, ma il mistero non fu svelato. Il generale Corsi che solo di questa strage fa cenno forse perchè il suo animo mite rifugge dalle scene di orrore narra seccamente: «Fu caso, fu disgrazia.

«Un giorno al Montanvert narra il Cunningham assistevamo all'arrivo dei «poliglotti», come un'ingegnosa persona battezzò quella turba composta di quasi tutte le nazioni, che può essere vista ogni giorno compiendo il penoso pellegrinaggio da Chamonix al Montanvert. In essa trovavasi un inglese che si era gi

Succede un po' di calma relativa, in cui Martucci ci scambia ancora qualche stretta di mano, balbettando: Ma loro mi confondono di cortesie, ma loro.... Sta zitto; interrompe il cronista della Riforma; e invece di far dei complimenti stupidi narra la tua biografia. Non saprei. Come! esclama un redattore della Tribuna, tu non hai una biografia?

XXII. Conclusione. Narra la storia una di quelle parole che sono il compendio di vicende di secoli, sono il simbolo del fato de' popoli, sono la filosofia della storia; narra d'uomini Ghibellini in Firenze tratti dal vincitore alla morte. Domanda l'uno: Dove andiamo noi? E il compagno risponde: A pagare un debito che ci lasciarono i nostri padri. Un debito tremendo a noi lasciarono i nostri, e noi l'abbiamo aggravato; e pagarlo bisogna: pagarlo bisogna o con lagrime e con sudore e con sangue, o almeno con atti di senno forte, d'astinenza modesta, di virtù generosa. I nostri padri invocarono lo straniero a opprimere i loro fratelli; invocato, lo provocarono: sappiamo noi e meno insuperbire, e umiliarci meno; esercitare a tempo la fiducia e la diffidenza. Essi affidarono l'armi a braccia mercenarie: e a corrompere stessi abusarono il sentimento del bello, e le maraviglie della natura e dell'arte: noi riformiamoci in civilt

BALIA. Che volete saper da me meschina? io non so nulla. ERASTO. Narra quanto sai di me e della figlia di questo gentiluomo. BALIA. Non so che dirvi. ERASTO. Tu non sei stata la mezana tra me e Amasia e principio de' nostri amori? non sai come sia meco giaciuta e sia mia moglie? BALIA. L'avete detto voi: a che vi giova che lo redica? ERASTO. Vo' che l'accerti in presenza di suo padre.

ERASTO. Vien qui tosto, di grazia. BALIA. Vo in fretta per un servigio di grandissima importanza. ERASTO. Non può esser di maggior importanza di quello che si tratta ora. BALIA. Eccomi, che volete? ERASTO. Balia mia cara, or non è piú tempo di nasconderci: ché ben sai che Amasia è mia moglie, però senza respetto alcuno narra alla libera il fatto come è passato.

Ah no; fui parte, ma piccola; ribattè il capitano Fiesco. Questo capitolo, poi, a farlo a posta, narra di cose avvenute quando io e voi, frate Alessandro, fummo partiti dalla Giamaica su quel guscio di noce, lasciando il nostro grand'uomo a combattere con l'ira degli elementi e con quella degli uomini sulla spiaggia di Maima.