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CAPPIO. Che faccende ti conducono a Napoli? che porti di nuovo? LARDONE. Nulla di nuovo fuori dentro. Fuori ogni cosa è vecchia: il mantello tanto logro e spelato che se due pedocchi facessero questione insieme, non sarebbe fra loro un pelo che li partisse; il giuppone e le calze paion reti di pescatori, tanto sono aperte, e temo che un giorno il corpo se ne scappi fuori.

FESSENIO. Or sei tu fuor di passion, madonna mia. FULVIA. Come? FESSENIO. Lidio è per te in maggior fiamma che tu per lui. Non prima gli dissi quanto me imponesti che in ordine si misse; e a te ne viene. FULVIA. Fessenio mio, questa è nuova da altro che da calze; e certo ben ti ristorerò. Odi, di sopra, che Calandro domanda i panni per uscir fuori. Tira via, ché meco non te veda.

Se se ne ha, è buona anch'essa, ma quand'è passata fuori, lascia i piedi più freddi di prima. "E dunque?" chiedevo io. "Dunque invece io l'ho trovato il vero rimedio. "Su dunque. Che cosa avete fatto? "Una cosa di nulla, a pensarci sopra. Eppure è eccellente. Bisogna sapere prima di tutto, che io prima non avevo mai usato di portare le calze.... ". Ebbene?

Non c'era bevere acquavite o rhum, portar doppie calze di lana, camminare e saltare, io li avevo sempre gelati. Un giorno mi lamentavo di questo incomodo con un vecchio garibaldino d'un altro battaglione, un povero diavolo, contadino di origine, che mi aveva reso qualche servigio, ma non mi conosceva più che tanto. Lo vedo spalancar gli occhi e dirmi: "Ma diavolo!

Quando un giovane si presenta in una casa per domandare la mano d'una ragazza, questa gli fa subito capire se lo accetta o non lo accetta per sposo. Se lo accetta, esce dalla stanza e vi ritorna poco dopo col casco. Se non si va a mettere il casco vuol dire che il giovane non le piace, e ch'essa non acconsente a diventare sua regina. Gli amanti sogliono regalare alle loro fidanzate dei legacci da calze, sui quali sono iscritte delle sentenze, delle parole d'amore e degli auguri di felicit

Celso, riprese quindi, non gli dirai che lo hai conosciuto quando vendeva le calze? Ti pare? -esclamò Celso sbalordito. Tu sei così distratto! E si acquetò.

Inoltre il signor conte portava le camicie di flanella coi colletti rovesciati: aveva l'antiestetica abitudine di legare le mutande su le calze, per modo che bene spesso si scorgevano giù pendere i legacci: ignorava almeno a giudicar dall'esterno l'uso degli stiracalzoni; e non soltanto fumava degli orribili mezzi toscani, ma, quel che è peggio, giungeva al punto di tagliuzzare con un coltello da tasca un mezzo toscano, ne imbottiva la pipa e fumava come un plebeo.

E la voce le tremava nella menzogna, come se quella bambina potesse avere tutto capito nel dramma appena incominciato la sera innanzi: Le tue scarpette debbono essere dentro al comodino della mamma; ecco le calze, mettile da te. Che cosa mi fai fare nella tua camera? Quello che vuoi. Ma se non abbiamo niente. Ci metteremo al sole. Mi fa male: lasciami qui, non ho più voglia di alzarmi.

Le prime non erano eleganti, ma in seguito non c'era più nessuno nello stabilimento che mi potesse tener dietro. Quando si voleva illustrare la gamba con delle calze scicche, si ricorreva, senza esitazione, al 3414.

In altri tempi aveva fatto il negoziante: era stato in Italia, in Spagna, a Londra, a Parigi, ed era tornato al Marocco con idee ed abitudini europee. Beveva vino, fumava sigaretti, portava calze, leggeva romanzi, raccontava le sue avventure amorose.