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Aggiornato: 6 maggio 2025


Ecco il santuario domestico invaso dagli stranieri, che non hanno nulla di sacro nel paese conquistato. Si prendevano le frutta come fossero in casa propria, calpestavano le colture, legavano agli alberi i cavalli che coi denti rosicchiavano le corteccie.

Le barricate di porta Termini furono superate volando e le colonne dei Mille, e le squadre dei Picciotti calpestavano le calcagna della valorosa avanguardia, gareggiando d'eroismo.

E i vostri padri, quando gli stranieri invocati calpestavano di soverchio gl'improvvidi invocatori o insolentivano sui loro averi o sui loro affetti, sentivano a rinsuperbirsi dentro l'orgoglio e le fiere passioni degl'Italiani, e davano loro ricordi di sangue, pei quali suonano tuttavia tremendi i nomi di Legnano, di Palermo, di Forlì. Ma voi sceglieste in questi ultimi tempi, fra i potenti stranieri, a simbolo delle vostre speranze di Patria, quello appunto dalle cui mani gronda il sangue dei migliori tra i vostri giovani di dieci anni addietro, spenti in Roma per l'armi sue, onde si riponesse in seggio quel Vicario del Genio del Male, il cui nome suona negazione di Patria e di Libert

E l'asino grave, e lo stupido bue, e l'armento servile delle pecore lo calpestavano passando! Sento ancora i ragli di gioia, i muggiti di trionfo, i belati di compiacenza. Oh vergogna, oh sventura irreparabile! ahi, ahi, ahi!... Dimmi tu, o solo compagno rimastomi in tanta guerra, come potremo difenderci?

Sentivano i suoi lamenti nei boschi, il suo silenzio disperato nei prati, il suo pianto lento nelle rugiade. La terra piangeva, la terra soffriva. Il suo destino era come quello del lavoratore: i signori le calpestavano nelle guerre e nelle sue caccie le poche messi, le abbattevano le quercie per i loro castelli, le uccidevano i più miti animali per allevare i più infesti.

Parola Del Giorno

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