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Aggiornato: 26 maggio 2025
Il Frate si pose a sedere sopra la terra, lo segnò della mano, susurrò un'orazione, e gli diceva: «Parla, Re, io sono parato.» «Padre mio, Padre mio, io sto per accusarmi di un delitto che il cuore mi scoppia a pensarci.» «Abbi costanza: così tosto diffidi?» «No, spero.
Io mi volsi dallato con paura d’essere abbandonato, quand’ io vidi solo dinanzi a me la terra oscura; e ’l mio conforto: «Perché pur diffidi?», a dir mi cominciò tutto rivolto; «non credi tu me teco e ch’io ti guidi? Vespero è gi
Oh Girolamo saltò su la vecchia signora in tuon di rimprovero. Tu pure diffidi del genio di Paolo?... E sì che presto o tardi quello far
Io mi rivolsi a l’amoroso suono del mio conforto; e qual io allor vidi ne li occhi santi amor, qui l’abbandono: non perch’ io pur del mio parlar diffidi, ma per la mente che non può redire sovra sé tanto, s’altri non la guidi. Tanto poss’ io di quel punto ridire, che, rimirando lei, lo mio affetto libero fu da ogne altro disire,
Io mi rivolsi a l'amoroso suono del mio conforto; e qual io allor vidi ne li occhi santi amor, qui l'abbandono: non perch'io pur del mio parlar diffidi, ma per la mente che non puo` redire sovra se' tanto, s'altri non la guidi. Tanto poss'io di quel punto ridire, che, rimirando lei, lo mio affetto libero fu da ogne altro disire,
e 'l mio conforto: <<Perche' pur diffidi?>>, a dir mi comincio` tutto rivolto; <<non credi tu me teco e ch'io ti guidi? Vespero e` gia` cola` dov'e` sepolto lo corpo dentro al quale io facea ombra: Napoli l'ha, e da Brandizio e` tolto. Ora, se innanzi a me nulla s'aombra, non ti maravigliar piu` che d'i cieli che l'uno a l'altro raggio non ingombra.
e ’l mio conforto: «Perché pur diffidi?», a dir mi cominciò tutto rivolto; «non credi tu me teco e ch’io ti guidi? Vespero è gi
Io mi volsi dallato con paura d'essere abbandonato, quand'io vidi solo dinanzi a me la terra oscura; e 'l mio conforto: <<Perche' pur diffidi?>>, a dir mi comincio` tutto rivolto; <<non credi tu me teco e ch'io ti guidi? Vespero e` gia` cola` dov'e` sepolto lo corpo dentro al quale io facea ombra: Napoli l'ha, e da Brandizio e` tolto.
Io mi rivolsi a l'amoroso suono del mio conforto; e qual io allor vidi ne li occhi santi amor, qui l'abbandono: non perch'io pur del mio parlar diffidi, ma per la mente che non puo` redire sovra se' tanto, s'altri non la guidi. Tanto poss'io di quel punto ridire, che, rimirando lei, lo mio affetto libero fu da ogne altro disire,
Infatti veggo. Giana. Sembri malata, piccola dolce. Mortella. Non sono dolce io. Perché m’accarezzi? Giana. M’intenerisci. Lasciami mettere le dita nei tuoi capelli, per trovare il tuo male. Mortella. Io lascio le mie mani giù. Vedi. Giana. Tu diffidi di me, e forse mi detesti. Lo sento. Ma io ti voglio bene, e m’affliggo di saperti infelice. Mortella.
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