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Aggiornato: 27 maggio 2025


Nei giorni seguenti apparvero le prime schiere d'insorti nelle provincie soggette al dominio pontificio, e per entrare in azione aspettavano forse la venuta di Garibaldi, designato naturalmente qual duce di quell'impresa. Ma il Generale, che il 22 settembre era partito da Firenze per Arezzo, e, oltrepassata quest'ultima citt

Della quale invenzione io vi dirò solamente questo: che egli dipinse sulla facciata della chiesa dei Santi Laurentino e Pergentino una Madonna, che, avendo aperti davanti i lembi del mantello, vi raccoglieva sotto il popolo di Arezzo, nel quale si scorgevano molti uomini tra i primi della confraternita, con la tasca al collo e il martello in mano, simile a quelli che s'usavano per andar ad accattar le limosine.

Spinello non seppe resistere a tante preghiere, e fece promessa di trattenersi qualche tempo in Arezzo, per dipingere nel Duomo vecchio, secondo la richiesta dei massari, una Storia dei Magi. Ma dopo i massari del Duomo vennero quelli di San Francesco. La chiesa mancava affatto di affreschi, ed era quella una eccellente occasione per dar campo all'ingegno di Spinello Spinelli.

Anche il trionfo artistico di Spinello nell'affresco del Duomo, per grande che fosse, era preveduto. La cosa andava da . Era, per dir così, la chiave della camera nuziale, ed era giusto che Spinello facesse miracoli per ottenerla. Di questo ella non aveva mai dubitato, poichè la ragione dell'impresa, il segreto della vittoria di Spinello, era in lei, consapevole virtù teologale. Quante cose sapeva la bella Fiordalisa! Ma badate, non più tante come prima. Per esempio, una volta ella sapeva quanti uomini in Arezzo fossero innamorati di lei. gi

Infatti era naturale supporre che Tuccio fosse venuto a Pistoia per lui, e non avendolo trovato subito, ed essendosi imbattuto a caso nel Buontalenti, vecchia conoscenza, di Arezzo, si fosse accompagnato un tratto con quest'ultimo.

Arezzo, se nol sapete, era ghibellina nell'anima. Spinello Spinelli era un bel giovinottino, nato pittore come Giotto, e inclinato fin da fanciullo ad operare nel disegno tali miracoli, che non si sarebbero creduti possibili senza la disciplina di ottimi maestri. Jacopo di Casentino, veduti i suoi tocchi in penna, lo aveva voluto a bottega.

Ma le cura dell'amicizia, quelle dell'arte, i pianti della famiglia, le preghiere di tutta Arezzo, che amava il suo grande artefice, valsero a rattenerlo in vita. L'amore di Spinello Spinelli era morto; le sue vendette erano compiute; non gli restava che di finire anche lui. Ed era misericordia pregare a quell'anima travagliata il riposo della tomba.

L'Anna Bolena, che era stata cantata a Firenze dalla Ungher, in quei giorni era interpretata al Teatro Alfieri dalla signora Brighenti e da altri bravi artisti, che l'impresario Giuseppe Feroci aveva condotto nella capitale dopo aver fatto con essi la stagione di primavera al Teatro Petrarca di Arezzo.

Mastro Jacopo non era solamente pittore, ma pizzicava eziandio d'architetto. E perchè in Arezzo scarseggiavano le acque, fin dal tempo dei Goti, che avevano guasti i condotti onde l'acqua scendeva dal poggio di Pori in citt

Lettori gentili, siete mai stati ad Arezzo? Se non ci siete mai stati, vi prego di andarci alla prima occasione, anche a costo di farla nascere, o d'inventare un pretesto. Vi assicuro io che mi ringrazierete del consiglio. La Val di Chiana è una tra le più amene e le più pittoresche "del bel paese l

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