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Rovani direbbe: gli è che una buona cabaletta vuol esser fatta con vino d'uva e pur troppo la più parte dei giovani maestri non chiudono nelle loro botti che vino Grimelli . L'ultimo giorno di Pompei e Gli Arabi nelle Gallie vennero più volte riprodotte nei principali teatri d'Italia e dell'estero.

Sappi dunque che fuori d'Italia gli uomini vanno carpone in materia di letteratura. Sappi che se tu, tralignando da' maestri tuoi, metterai naso ne' libri oltramontani, finirai anche tu col muso al pavimento.

Lascio i veristi sullodati, per non guastarmi più il sangue, e parlo ai giovani dell'avvenire. Si diano all'arte grande, se hanno cuore; studino il vero, senza dimenticare i sommi maestri e il modo in cui essi hanno saputo renderci il vero. Imitare per imitare, val meglio andare in traccia dei fulgidi esemplari, per cui l'Italia ha un nome e desta ancora tanta invidia nel mondo.

Ma nell’epistolario giulianeo si trova un’altra lettera (pagina 596), la quale, invece, è indubbiamente diretta al Basilio cristiano, ma essa è, non meno indubbiamente apocrifa. La goffa presunzione a cui s’ispira questa lettera, che pare scritta da un volgare millantatore, non può attribuirsi a Giuliano di cui conosciamo la spiritosa modestia. Vi si odora tosto il falsario che scrive ad avvenimenti compiuti. Giuliano descrive in questa lettera, con gonfia iperbole, la grandezza della sua potenza, riconosciuta da tutti i popoli della terra, e disprezzata dal solo Basilio. Per punire costui del suo contegno ostile, gli impone di portargli un enorme contributo in danaro, di cui ha bisogno per l’imminente spedizione di Persia, e minaccia la distruzione di Cesarea, nel caso che il vescovo avesse l’audacia di disobbedirgli. Il contenuto e lo stile della lettera basterebbero a dimostrarne il carattere apocrifo. Ma la prova più evidente è data dalla chiusa, nella quale il falsario adopera a sproposito una notizia di Sozomene. Narra costui che Apollinare di Siria, un letterato cristiano, autore di traduzioni bibliche in versi greci, e di operette morali, fatte sullo stampo dei modelli classici, aveva scritto un trattato contro gli errori filosofici professati da Giuliano e dai suoi maestri. Giuliano, dice Sozomene, letto il trattato, avrebbe risposto ai vescovi che glielo avevano mandato con queste tre parole

Con questo modo suo di ragionare, figuratevi se non volesse restare ad Haiti. Ci pensava tanto, che si risolse d’imparare alla svelta la lingua del paese. Maestri ce n’erano parecchi: gl’interpetri di Guanahani e di Cuba. Egli sapeva gi

Un'aria seguiva l'altra e tutti i grandi maestri diedero il loro contributo alle artistiche commozioni di Gino. Ma una grande maestra diede certamente il maggiore, poichè Gino ne contemplava l'opera maravigliosa coll'attenzione concentrata e con la beatitudine diffusa di un Pater extaticus.

Questi pastor da scena, questi villan galanti Sono un popol di schiavi dalle miserie affranti! Queste Filli, che cantano canzonette gaie, Sono donne che muoiono nelle immonde risaie! Questi Tirsi e Lindori, che sputan madrigali Son pellagrosi e tisici! Son carne da ospedali! Questi eroi dell'idilio, nell'amore maëstri, Stancaron fin ad oggi e giudici e capestri!

Le confederazioni generali del lavoro dichiarano, ad es., di essere libere da ogni dipendenza ufficiale di partito: talora giungono a dichiararsi apolitiche; non fanno che la politica della classe organizzata. Gl'impiegati, in Italia, i maestri, i professori sono gruppi di forze che agiscono spesso, anche elettoralmente, per loro conto, spostando l'equilibrio dei partiti.

Fermiamoci un istante, prima di procedere alla chiusa del documento. È veramente curioso, ed è una prova della passione che altera tutti i giudizî relativi a Giuliano, che si possa accusare di intolleranza religiosa la sua legge, dopo una dichiarazione tanto esplicita e chiara. Intolleranza ci sarebbe stata, solo nel caso ch’egli avesse proibita la propaganda cristiana, ch’egli avesse posto ostacolo alla predicazione ed alla diffusione dei libri cristiani. Ma egli dice proprio l’opposto. Egli dice che le chiese dei Cristiani sono aperte ed esorta i loro maestri ad entrarvi per leggere coi fedeli i libri in cui sta la loro dottrina. Quando noi pensiamo che Giuliano era ardentissimo nell’amore della causa pagana e ch’egli era un imperatore onnipotente e che combatteva il Cristianesimo per ragioni dogmatiche, dobbiamo riconoscere che non solo non era intollerante, ma ch’egli ha dato un esempio veramente meraviglioso di tolleranza e che, per questo rispetto, egli offre la mano al mondo moderno, passando al di sopra del Medio Evo e dei secoli seguenti. Questa condotta di tolleranza assoluta è affermata anche nelle ultime parole della sua circolare. «Per quanto sta in me

Ora, è un po' caduta in disuso, ma una volta era in grande onore; v'erano i maestri, ciascuno aveva il suo colpo segreto, si facevan dei duelli secondo tutte le regole della cavalleria. Comprai la più spropositata navaja della bottega, e ripigliammo la nostra strada.