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Aggiornato: 23 maggio 2025
Si chiamava Amalia. Però, malgrado quel nome gentile, era una fra le più rozze campagnuole delle risaie, quando si presentò in casa nostra ad offrirsi come serva. S'era messe le scarpe per la solennit
La Carmela si rincantucciò in un angolo del vagone, e, col viso contro il vetro del finestrino, stette a guardare i prati verdi ed umidi, le risaie gialle allagate da un'acqua sudicia, tutta quella campagna monotona, il cui piano liscio, sterminato, era appena interrotto da qualche filare di gelsi, da pochi ciriegi selvatici sui quali s'arrampicavano le viti, dalle case coloniche isolate, rozze, povere.
Sconcia canaglia dalle camiciole sfarfallanti, affannati, affannati pure sulle rotaie fulgenti, verminaio insorto che ondeggi tra i vasti specchi forsennati delle risaie! Voi non potrete, femmine, tagliare la strada ai treni militari! Prima popolana.
Conoscevo la vita dei contadini nelle risaie del Novarese, e nella bassa Lombardia, e sul Piacentino nella vallata del Po; paesi di febbre, di pellagra; conoscevo i quartieri più poveri della grande citt
In tutta la persona dell'Amalia si vedevano le traccie della vita e dei lavori delle risaie. Aveva ventisette anni ma ne dimostrava quaranta. Il volto era pieno di rughe, i capelli, folti sulla fronte, erano tanto radi sul cranio, che frammezzo alle ciocche, tirate nella legatura, si vedeva la pelle bianca sollevarsi.
Oh, portami lassù!... Ch’io possa amarti In faccia a l’acri montanine brezze, Fra i ciclami e gli abeti, e inebbriarti Di sorrisi d’aurora e di carezze!... Qui grigia nebbia sul mio cor ristagna; Nelle risaie muor la poesia; Voglio amarti lassù, de la montagna Nel silenzio immortal.... portami via!...
Ma non fuggite. Cresce la vostra folla. Un immenso arruffio di camiciole e di corsetti stracciati copre i sentieri fra le esplosioni delle risaie, spaccate dai proiettili.... Il cielo ha munizioni abbondanti! Guardate quei treni di nebbia violacea che passano all'orizzonte! I loro lenti vagoni sono pieni d'accumulatori atmosferici e di tempestosa dinamite! Artiglieri dello zenit! Raddoppiate il tiro! La canaglia strappò gi
Questi pastor da scena, questi villan galanti Sono un popol di schiavi dalle miserie affranti! Queste Filli, che cantano canzonette sì gaie, Sono donne che muoiono nelle immonde risaie! Questi Tirsi e Lindori, che sputan madrigali Son pellagrosi e tisici! Son carne da ospedali! Questi eroi dell'idilio, nell'amore maëstri, Stancaron fin ad oggi e giudici e capestri!
«Noi concepimmo senza gioia il figlio che splende ai sogni come splende un giglio. Noi portammo nel sen la creatura con fatica, con fame e con paura. Ne le soffitte dove manca l’aria, ne le risaie infette di malaria, ne’ campi dove passa, orrida Iddia, la pellagra con occhi di pazzia, ne’ luoghi di miseria e di servaggio, chiedemmo a Dio Signor forza e coraggio;
Parola Del Giorno
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