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E fu peggio, quando nacque in casa un'altra bimba, e Carmela fu costretta a fare anche da bambinaia, e guai se non toccava la sua sorellina con tutta delicatezza! Se la bimba faceva capricci, la colpa naturalmente era di Carmela, e a lei toccavano i rimproveri e le busse. Di carattere dolce, non diceva nulla, non si lagnava, si rassegnava alla sua trista sorte e piangeva in silenzio.

La Carmela aveva conosciuto il suo fidanzato alla Sagra di Galliate. C'era andata con una sorella del parroco, e s'era trovata tutta confusa quando arrivando, aveva veduto nel cortile, una folla nera di preti. Non aveva ancora sedici anni, ed era naturale che fosse molto timida. Aveva detto alla sua compagna: Ma non ti pare che si dovr

Erano i suoi disegni d'avvenire che le comunicava a quel modo; e la Carmela ne era felice. Due volte il suo babbo le aveva fatte delle proposte di matrimonio. Ma lei, fedele al fidanzato del suo cuore, aveva rifiutato con un pretesto, per non tradire il suo segreto.

Che bel giovane! disse Anna. Si diventa buoni quando si hanno di quelle fortune! soggiunse ironicamente. Io la sposo, perchè Carmela è sempre stata buona, disse Gennaro, perchè ho saputo l'assistenza che ha fatto a Giovanni quando fu ammalato, e penso che se mai mi capiter

Andiamo a chiederglielo, disse Gennaro. E senza por tempo in mezzo, andò da Giovanni a chiedergli la mano della figlia. Il giovane era forte e aveva voglia di lavorare, e Giovanni non seppe trovar altra risposta che questa: Se vi piacete, pensateci voi; io non ho nulla in contrario. E così combinarono, e Carmela si sentiva contenta come una regina.

Carmela le difendeva: Sarebbe stato un peccato che Graziella venisse presa da una malattia così terribile, che può lasciar tracce sul viso, diceva scusandole.

Nel teatro era peggio: fissava sempre il suo sguardo sul secondo palco di prima fila, quasi attendesse a vederla ricomparire, irritandosi contro gli altri che venivano ad occuparlo; se veniva al buco del sipario, si ricordava di lei; se donna Carmela gli parlava, si ricordava di lei; se recitava la commedia della prima sera, gli pareva di soffrire le stesse ansie e la medesima disillusione di allora.

Carmela la serva, pochi giorni dopo la comparsa del bambino, avendo appurato come e donde venisse, si contentò di perdere tempo e di far aspettare la padrona per andare a confidarsi con Fortunata la rivendugliola, vicina di Gaetanella. Tutte e tre sedettero attorno al braciere; Carmela a mezza seggiola, col paniere della spesa sulle ginocchia, per far presto.

L'indomani sera mastro Pasquale Carrarella trovava la porta aperta, e accompagnato dal cugino Santo, entrava in casa del bottaio come promesso della bella Carmela.

Basta, basta, disse Carmela, non voglio che pensiamo a malinconie, dobbiamo stare allegri. Graziella disse alla mamma: È vero! Carmela merita la sua fortuna; Gennaro ha ragione, è sempre stata buona anche quando io era cattiva; ma ora che ho provato che cosa è soffrire, ho più compassione per gli infelici. Carmela la fece star zitta dandole un bel bacio.