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Aggiornato: 8 luglio 2025
Appena tornata a casa, la Carmela si rinchiuse nella sua camera, e pianse finchè ebbe lacrime negli occhi. Dovette fare uno sforzo per andare a tavola; ma aveva il viso stravolto, e non mangiò nulla. Se ci fosse stata una mamma, una parente in casa, si sarebbe avveduta che c'era un guaio. Ma la Carmela viveva sola col suo babbo, vedovo, il quale badava più agli affari che a lei.
Giovanni era forte, robusto e non avea paura del mare; s'unì ad una compagnia di pescatori, e quando faceva buona pesca, andava a venderla assieme a Carmela, la quale si sentiva rivivere trovandosi tutto il giorno all'aria aperta che le accarezzava la faccia, le penetrava nei polmoni, e la rinvigoriva.
Quando Giovanni incominciò a star meglio, allora conobbe la grande abnegazione della sua figlia, e l'egoismo della moglie e di Graziella, e disse a Carmela: Tu sei un angelo. Guai se non eri tu a curarmi! sarei morto come un cane; e dire che a te non badavo nemmeno! Come mi pento d'essere stato così ingiusto! Ma ora, noi due staremo sempre assieme, e le altre resteranno l
Quegli occhi meravigliosi s'erano subito fissati negli occhioni neri della Carmela, come per magnetizzarla. E l'avevano magnetizzata.
Il vecchio signore scese, ed andò al caffè a bere una tazza di birra. La Carmela un po' stupita dal discorso che avevano fatto, dal vuoto che aveva dovuto riconoscere nel suo passato, tenne dietro collo sguardo a quell'uomo attempato, che le aveva inspirata tanta fiducia. Non era punto grasso, come le era parso alla prima. Era robusto.
Carmela s'era rassegnata anch'essa a tenere Graziella come un essere privilegiato, e l'ammirava continuamente; si divertiva anzi ad ornarla come una bambola, ed a vederla farsi più bella, dopo aver indossato la veste nuova che aveva aiutato a cucirle, rubando delle ore al sonno. Graziella era una piccola egoista, non amava che sè stessa.
Carmela nel suo isolamento aveva un solo amico: il figlio d'una vicina che abitava nella stessa viuzza, e che da bambino aveva giocato assieme a lei coi gusci d'ostriche. Egli si chiamava Gennaro, e quando sapeva che la signora Anna era uscita, andava dalla Carmela a raccontarle i piccoli avvenimenti della sua scuola, le parlava dei compagni, dei suoi divertimenti, della campagna, del mare e delle rappresentazioni di Pulcinella, alle quali assisteva spesso, ed essa stava l
Sono Carmela Selletta, eccellenza, volevo vedere, se è possibile... io ho qui mio figlio... ha sette anni... Giuseppe Selletta... Ma, Dio mio! Non dovete venire qui. fece il vecchio, la penna levata questo non è parlatorio, Dio mio! Ah! santa pazienza! Così m'hanno detto, eccellenza mormorò la vedova, mortificata ho incontrato per le scale un giovane e m'ha insegnata la porta...
Infatti la scena di amore, che era anche la culminante, cioè l'ultima, fa recitata a meraviglia: Carmela vi mise dell'impegno, parve quasi che sapesse la parte; i suoi occhi ingranditi dal bistro brillavano, la voce rauca aveva quasi delle intonazioni d'intelligenza.
Lessi, sorpreso: «Caterina acconsente assieme famiglia. Tutto pronto. Vieni passare qui feste. Ti benedico. Carmela». Non capisci? esclamò Matteo Barra Non hai capito? Io mi sposo. Io parto. Parti!... Ma certamente! e si mise a misurare la stanza a larghi passi E che vuoi che aspetti? Non hai letto? Dice «tutto pronto». Mi si arrestò d'avanti. Mi mise la mano sulla spalla.
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