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Aggiornato: 8 ottobre 2025
Si volse stupito, stette un tratto a considerarla, poi lasciando la Perseveranza abbandonata sul sedile, le si fece accosto e le disse: Come! Piange? Un'eroina? La Carmela stava in un momento d'eccitazione. Aveva bisogno di sfogo, ed in un impeto di sincerit
Anche Carmela sparì, con un passo rapido, portando la canestra vuota della biancheria sul fianco. Gi
Avevano pure dovuto dirselo, o scriverlo... La Carmela era tutta mortificata. Infatti non se l'erano detto nè scritto. Volle narrare la storia di Galliate, ma quel vecchio signore, alla sua et
Il vecchietto si mise a galoppare dietro alla carrozzella con gli occhi pieni di lacrime, ansimando, chiamando: Sarrafì!... Sarrafì!... Sarrafì!... Che si dice? chiese Gaetanella Rocco a Carmela la serva, la quale passava sul marciapiedi e parlava sola, come al solito. Carmela si volse e tornò indietro.
Una sera che Carmela avea portato il pesce al posto consueto, e se ne tornava a casa, incontrò nella viottola buia un bel marinaio che la guardò negli occhi. Gennaro, siete voi? Carmela! esclamò, non vi avrei più riconosciuta, vi siete fatta bella come una fata. E nemmeno io vi avrei riconosciuto, se il cuore non m'avesse detto che eravate voi. Ma che cosa fate ora?
Quella sera staccò la chitarra dal chiodo al quale soleva tenerla appesa, s'imbacuccò in un suo cappotto intarlato, e, tutto solo, andò a sfogare la sua pena alla cantonata solita, vicino la casa della bella Carmela, con una canzone di dolore accompagnata di accordi lenti in tono minore.
Accarezzava Carmela quando aveva bisogno del suo aiuto; la mamma, perchè la conducesse ai divertimenti; il babbo, quando voleva che le desse quattrini per comperare dei fronzoli; e godeva la vita senza pensieri, passando lunghe ore fuori di casa, assieme alla madre, non curandosi nè di Giovanni, che lavorava come un cane, nè di Carmela, che si preoccupava di preparare loro la minestra, e porre in ordine la casa.
Mano mano che Graziella cresceva, erano per lei, non solo le carezze e i baci, ma altresì i vestiti più belli, i bocconi più saporiti; in casa i genitori la tenevano come una regina, e appagavano tutti i suoi desiderii, ed essa era capricciosa, volea sempre uscire, andare a divertirsi, e la mamma che non sapeva negarle nulla, la conduceva al passeggio, in riva al mare, a giocare cogli altri ragazzi, e lasciava Carmela sempre a casa, a far bollire la pentola, come Cenerentola.
E vedendo che la Carmela non parlava, ma tremava tutta e non cercava di sciogliersi dal braccio che la stringeva, riprese: Non temere, bambina... So chi sei, e non dimentico che t'hanno affidata a me. Non ti domando che una parola. Di' non ti spaventano i miei capelli grigi? La Carmela abbandonò il capo sulla spalla di lui, susurrando: Oh no! no!
Andiamo da Peppino disse Carmela mettendo in tasca la chiave. Peppino chi? Peppino mio figlio, che ho messo a scuola all'Albergo dei Poveri quando Selletta è morto, buon'anima sua. È stato lui che me l'ha raccomandato. Diceva: mettilo lì perchè impara l'arte e non toglie pane alla casa. E voi l'andate a trovare?
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