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Santo diavolo, lo credeva? erano quanto gli sbirri di Pulcinella in quella faccenda e a ciascuno sarebbe toccata una miseria. Via, glielo dicesse schiettamente, valeva la pena di risicar la pelle per una miseria? E dunque!...

Vengono fuori con un salto il prode Orlando e Pulcinella suo scudiero, ed ambedue non toccano terra; Orlando è ricoperto di ferro dalla testa ai piedi, e tiene in mano la durlindana, Pulcinella ha i calzoni bianchi, la veste bianca dalle larghe maniche e il berretto bianco a punta.

I capelli, lucidi di olii cosmetici, parevano una frangia artificiale attaccata intorno al berretto ed erano più neri del consueto. Un pulcinella impertinente, passando, strillò con la voce falsa:

E Cardello si vantava: Ora so far muovere i pupi! Sto imparando una parte. Si era costrutto da un fischio; anzi ne avea costrutti parecchi, di quelli che servono per la voce nasale di Pulcinella due pezzetti di canna, con in mezzo una striscia di fettuccia, legati insieme da un po' di refe e li avea venduti un soldo l'uno.

Talvolta qualche spettatore isolato s'incaponiva a rimaner serio, non sorrideva neppure ai più graziosi frizzi; allora Pulcinella si ostinava da parte sua, s'infiammava, si moltiplicava, recitava per quel solo spettatore, fino a che lo avesse vinto e domato, sino a che lo avesse visto contrarre la bocca in una convulsione di riso represso.

E il sipario fu tirato su tra il profondo silenzio della sala. Cardello avea dovuto prendere in mano Tartaglia, mentre don Carmelo, situato nel centro, dietro il fondo, reggeva Pulcinella. Lo scenario rappresentava la sala del trono del duca di Brabante, e gli spettatori eran curiosi di sapere come mai Pulcinella e Tartaglia si trovassero l

Si mangiava bene però nel magazzino del burattinaio. Ogni sera il teatrino, com'egli lo chiamava, era affollato di spettatori; il sabato e la domenica, due infornate. Posti da cinque soldi, con seggiole, pei cavalieri: posti da tre soldi con panche, per la maestranza, posti da un soldo, in piedi, per la marmaglia. Non avevano altro svago in quel paesetto, e don Carmelo era molto bravo nell'arte sua. Repertorio svariatissimo: tutta la serie delle imprese dei Cavalieri della Tavola Rotonda, tutte le commedie e le farse dove Pulcinella, Tartaglia e Peppe-Nappa e Peppe-Nino facevano smascellare dalle risa.... Per ciò si mangiava bene a colazione e a desinare. Don Carmelo si dilettava anche di cucina, e Cardello ingrassava a vista d'occhio con quei piattoni colmi di spaghetti col pomodoro che egli stentava a finire, con certe fette di carne che non aveva mai viste neppur da lontano e col vino che don Carmelo lo costringeva a bere, dicendogli: Giù! Trac

Siamo intanto giunti al teatro di piazza S. Apollinare. Questo secondo teatro di fantocci, che ebbe dapprima il nome di teatro Fiano, e che al tempo dell'ultima repubblica romana fu rinomato per la figura satirica di Cassandrino, attualmente sostituita da quella, politicamente innocente, di Pulcinella, è come abbiamo gi

Non si poteva vedere se fosse o no un bel giovane. Pulcinella porta sui capelli, sotto il berrettone, una stretta calotta di lana nera, più grande di quella dei monaci, che gli nasconde tutta la testa; sul viso, sino alla bocca, la maschera nera dal naso magistrale; il corpo è nascosto dal camiciotto di mussola bianca a pieghe amplissime, dalle maniche larghe che giungono sulle dita, dai calzoni bianchi e larghi che ricadono sulle scarpe di tela grigia, simile al berretto. Di lui si vede solo un po' di mento, il collo e le mani: impossibile di riconoscerlo. Ma il pubblico che ama Pulcinella come una gloria paesana, non ricerca quasi mai la fisonomia nascosta sotto la maschera: per lui, Pulcinella non è un uomo, non è una personalit

Gaetano aveva lavorato bene e molto, aveva variato la trita commedia che si rappresentava, infiorandola d'improvvisazioni spiritose; ma lo spettatore non se n'era dato per inteso, era rimasto immobile ed indifferente; Pulcinella ci perdeva, lo spettatore era più forte di lui.