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Con quattro bocconi io placo il mio stomaco poi mi alzo e brandendo una forchettata di spaghetti, dico ad alta voce: Per non impantanare la nostra sensibilit

Prego verificare se è incorso errore. Il direttore SALA. All'Onor. R. Tesoreria Milano 21 luglio. Caro Sala! Il mandato dice Gatti; e in quanto allo spettabile cavaliere Ratti fate piacere a scrivere voi d'ufficio. Io vado a far colazione con un osso buco e spaghetti. Vostro BOTOLA. Milano, 1 agosto 1880. Eccellenza,

Presero una colazione eccellente, con «cocktails», e vino del Reno, e chartreuse: poichè, messo di fronte a una situazione disperata in cui l'economizzare cinquanta centesimi non faceva caldo freddo, l'antenato bottegaio nelle vene di Aldo cedeva il posto al sereno lazzarone il quale mangia i suoi spaghetti oggi e non se n'incarica di quello che manger

Il padrone ci guardò con aria così ansiosa, che ci lusingammo di essere capitati bene. Il locale non era veramente di gran lusso, ma decente. C'è qualcosa di pronto? Niente; tutto da farsi. Allora, spaghetti al pomidoro. Oggi, cari signori? Impossibile! Due cotolette ai ferri; intanto un po' di salame, un po' di burro. Il padrone si grattava poco pulitamente la testa.

FILENO. Va' pure. Amore? Certo, non veggio in questa nostra vita pazzia piú chiara o vergogna e ruina piú evidente. E, per gli uomini savi, s'avria solo a fuggir la dolce entrata: ché, come ci siam dentro, è poi l'uscita assai piú stretta ed erta che non fu quella del laberinto. Ché di questo alcun non n'uscí mai per forza o ingegno di filo o di spaghetti.

La sera del primo giugno 1918 nella baracca dei bombardieri piantata spavaldamente a sghimbescio sopra una cresta montana di Val d'Astico, si mangiava e beveva allegramente. Le lunghe lunghe forchette rosse del tramonto s'intrecciavano con le nostre, arrotolando gli spaghetti sanguigni e fumanti. Una ventina di ufficiali, tenenti, capitani, colonnello Squilloni giocondo e pettoruto a capo-tavola.

Si mangiava bene però nel magazzino del burattinaio. Ogni sera il teatrino, com'egli lo chiamava, era affollato di spettatori; il sabato e la domenica, due infornate. Posti da cinque soldi, con seggiole, pei cavalieri: posti da tre soldi con panche, per la maestranza, posti da un soldo, in piedi, per la marmaglia. Non avevano altro svago in quel paesetto, e don Carmelo era molto bravo nell'arte sua. Repertorio svariatissimo: tutta la serie delle imprese dei Cavalieri della Tavola Rotonda, tutte le commedie e le farse dove Pulcinella, Tartaglia e Peppe-Nappa e Peppe-Nino facevano smascellare dalle risa.... Per ciò si mangiava bene a colazione e a desinare. Don Carmelo si dilettava anche di cucina, e Cardello ingrassava a vista d'occhio con quei piattoni colmi di spaghetti col pomodoro che egli stentava a finire, con certe fette di carne che non aveva mai viste neppur da lontano e col vino che don Carmelo lo costringeva a bere, dicendogli: Giù! Trac

Questa sera non vi trovo che Missiroli, il pallido esitante indeciso ma troppo intelligente farmacista d'ogni ideologia. Spirito tutto a trapani inutili, a spaghetti senza sugo, cuoco accuratissimo di insipide preziosissime salse spirituali.