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E al su Francesco che s'ha a ricorrere, dissi a Santo appena stabilita la cosa, se si vuole che il tutto vada bene, soggiunse il Carrarella posandogli la mano sull'altro ginocchio. Intanto Sciaverio era ritornato con la pasta, scoprì la pentola, e ve lo lasciò cader dentro: poi prese il mestolo, e rimestò.

E li conosco come casa mia! interruppe il Carrarella rosso dal piacere per quell'elogio fattogli da un tant'uomo: ci fui anche a villeggiatura una volta.... que' signori, per loro bont

Ora andiamo al resto e per ordine. Chi deve fare il tiro? Qui è lo scoglio, disse il Carrarella grattandosi la zucca, e anche il cugino Santo accennava di con il capo. Volevano i danari quei due farabutti, ma di rischiar la pelle, no, non se la sentivano. Per la madonna! ma lo faremo noi, lo faremo! esclamò Sciaverio con un lampo in que' suoi occhiacci foschi.

Addossato alla parete a destra del letto, un canterano impiallicciato, e su questo un bambino Gesù di cera, dentro a una scarabattola, circondata di chicchere. Attorno a una tavola eran seduti tre uomini. Costoro s'alzarono. Son gli amici, dissi volgendosi a loro il zu Turiddo: mastro Pasquale Carrarella, e mastro....

Sappiamo che siete uomo, e di quelli che non se n'incontra tutti i giorni; non perchè ci siete davanti. Vi ringrazio.... ma.... capirete.... queste non son risposte che si possan dare su due piedi. Bisogna pensare.... bisogna vedere.... Ma il Carrarella interruppe storcendo il muso, e il cugino Santo si messe a tentennare il capo che non la finiva più.

I danari dati da costui erano ancora non tocchi, i tre birboni un bel giorno presero tre posti in un carretto, e partirono per Palermo. Alla taverna d'Arculeo trovarono Maraviglia. Questi sono gli amici di cui vi parlai, gli disse Sciaverio: mastro Pasquale Carrarella, e mastro Santo Zumboli. I tre giovani si strinsero la mano; Gaspare offrì del vino, e mezz'ora dopo uscirono.

Benchè le notti fossero ancora fredde e soffiasse quel ventaccio, egli era senza cappotto. Si salutarono. Niente? domandò il padre ammiccando. Niente, rispose il figlio mentre appoggiava il fucile a un angolo. Dunque?... riprese il su Francesco, quando furono seduti di nuovo attorno al fuoco, voltosi al Carrarella. Questo guardò Sciaverio.

Non alzò che gli occhi, e di su gli occhiali stette a guardare i due cugini, un po' cambiato nel volto. In che posso servirvi, domandò finalmente in tono agrodolce, a causa di compare Santo che aveva il vizio di cavar fuori il coltello anche per un nonnulla. Favorisci, rispose il Carrarella.

L'indomani sera mastro Pasquale Carrarella trovava la porta aperta, e accompagnato dal cugino Santo, entrava in casa del bottaio come promesso della bella Carmela.

Un cane si messe a latrare furiosamente, la voce burbera d'un vecchio l'abbonacciava; poi l'istessa voce domandò: Chi è? Siamo noi su Francesco. Chi voi? Mastro Pasquale Carrarella e mastro Santo Zumboli. L'uscio girò sugli arpioni, e i due cugini entrarono. Qua, Turco! gridò il vecchio al grosso mastino nero che s'era avventato addosso a' nuovi arrivati.