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Aggiornato: 23 maggio 2025


Mastro Pasquale s'era grattata la zucca e aveva risposto un pochino imbarazzato: Due tumoli di vigna al Comune, la casa e l'arte, mastro Cruciano, l'arte che val più della casa e della vigna.... lo sapete non sono un cattivo calzolaio. Il bottaio l'aveva ascoltato, tentennando il capo con un buffo storcer di bocca, poi aveva ripreso: Porta aperta a chi porta, e chi non porta parta.

Mastro Pasquale lo riseppe, e aveva proprio un diavolo per capello: era un mastro onorato lui, e quella birba di bottaio non aveva diritto di trattarlo a quel modo. Era povero, è vero, ma non era una buona ragione questa per negargli la figliola; almeno non aveva fatto i quattrini strappando a brano a brano la camicia d'addosso la povera gente come aveva fatto lui! che si sapeva da tutti come l'aveva messa insieme quella mezza salma di terreno per la quale ora si sentiva meglio di Vittorio Emanuele in persona. Gi

E messa la canna americana sotto il braccio, cavò fuori la scatola, vi battè da un lato con le due dita, l'aprì e offrì tabacco al bottaio. In questa su per le scale s'udì un rapido fruscio sottane, e mastro Pasquale guardò da quella parte vivamente. Quella furbacchiotta di Carmela certo stava in ascolto.

L'indomani sera mastro Pasquale Carrarella trovava la porta aperta, e accompagnato dal cugino Santo, entrava in casa del bottaio come promesso della bella Carmela.

Quella notte Santo non potè dormire: dalla sposa aveva bevuto molto: riscaldato dal vino, riscaldato dall'occhiate di fuoco, che la grossa ragazza dava continuamente allo sposo, e dalle allusioni licenziose del bottaio che amava di scherzare, e dai discorsi che gli aveva fatto poi il cugino Pasquale vagando per le vie sino a notte avanzata, giurò in cuor suo che avrebbe preso moglie anche lui.

Il bottaio, sempre immobile con le doghe in mano, non disse verbo: guardò con la coda dell'occhio mastro Santo, che lo fissava con l'aria più mafiosesca che mai, ed aspettò. Il cuore gli batteva un pochino.

Lasciatemi andare.... io sono un galantuomo!... Cammina, cammina galantuomo.... rispondeva il maresciallo trascinandolo sempre. E giù per la scala, nell'entrata, fuori nella via, la moglie del bottaio e le due amiche, affaccendate attorno alla grossa ragazza che ora metteva qualche sospiro, intesero ancora questo grido: Sono un galantuomo.... sono un galantuomo....

L'aveva chiesta in moglie a mastro Cruciano, padre di lei, un giorno che, tornando da consegnare un paio di scarpe a una contadina che abitava in campagna, l'aveva incontrato solo nello stradale, dietro al suo asinello bianco, con gli arnesi da bottaio nelle bisacce.

Mi spiegherò meglio.... Vi ricordate di quel giorno che vi fermai nello stradale, per domandarvi in moglie vostra figlia? li bottaio diventò livido, tanto era la bile. Ah, sangue.... avrebbe fatto uno sproposito avrebbe fatto, se quella carogna non avesse avuto la scaltrezza di condurre con il mafioso!

Ah!... venderei l'anima al diavolo pur di farla vedere in candela a quel cane d'un bottaio! Allora Santo si metteva a ridere; lo canzonava. No, ora il diavolo anime non ne comprava più, forse era agli sgoccioli come loro.

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