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Il vento di scilocco umido e grave soffia dalla marina, spingendo contro Roma nuvole sopra nuvole, che si succedono paurose e sinistre come i cavalli dell'Apocalisse. Coteste nuvole sono pregne d'ira di Dio, però che portino in grembo la gragnuola, la malaria, e forse il fulmine per qualche testa consacrata. Intanto a quel soffio molesto i corpi s'indeboliscono, e s'irritano; le pareti e le masserizie grondano umidit

Arrigo poi venne con Ghiberto a campo dinanzi a Roma; ma ivi pure, respinto dalla malaria, levò l'assedio, e tornò a Toscana e a Ravenna, dove poi svernò, mentre in Germania si eleggeva contro a lui un nuovo re, Ermanno di Lorena. Alla primavera del 1082, ritorna Arrigo dinanzi a Roma; e di nuovo se ne ritrae alla stagione della malaria, e risale a Lombardia.

«Noi concepimmo senza gioia il figlio che splende ai sogni come splende un giglio. Noi portammo nel sen la creatura con fatica, con fame e con paura. Ne le soffitte dove manca l’aria, ne le risaie infette di malaria, ne’ campi dove passa, orrida Iddia, la pellagra con occhi di pazzia, ne’ luoghi di miseria e di servaggio, chiedemmo a Dio Signor forza e coraggio;

Erano ondate di malaria che mi sentivo entrare per la bocca, pel naso, per tutti i pori, e mi davano un senso di paura che mi limitava il respiro, come se, ad ogni inspirazione, dovessi ingoiare i germi di una malattia. Ma i contadini non ne facevano caso.

Mi strinsi nelle spalle, incamminandomi verso l'uscio. Favorisci un istante, ripetè Lidia. Che cosa sai? Il significato di queste malattie d'imaginazione, risposi, nel mentre mi fermavo e mi rivolgevo. Malattie d'imaginazione! L'anemia.... la malaria?... No; la freddezza, la stanchezza, la ripulsione.

L'imbarco Il lido toscano fra Follonica e Castiglione della Pescaia è formato da una serie di cale o piccoli seni, divisi fra loro da altrettanti piccoli promontorî o punte, che vanno a terminare nel mare. E quivi, ma molto più prossima a Follonica che a Castiglione, trovasi Cala Martina formata dall'insenarsi del mare, e dal protendersi in esso di Punta Martina a mezzogiorno, e di Punta Sentinella a settentrione. La sorveglianza doganale, sanitaria, ed anche politica delle coste toscane si faceva allora mercè una serie di stazioni o torri poste in modo che dall'una si vedessero i segnali che si facevano dall'altra. Stavano a custodia di ciascuna torre e del lido, cinque o sei cannonieri, che per non demeritare tal nome avevano in custodia un cannone rivolto colla sua bocca innocente verso la marina. La stazione prolungata in quei luoghi disabitati, il servizio poco militare loro affidato, e più di tutto l'azione pestifera della malaria, rendevano questi soldati tanto poco temibili, che certamente la riunione dei guardacoste di quattro torri non sarebbe bastata a stare a fronte del nostro ardito drappello, composto di uomini vigorosi, pratici della localit

Tutti i borghi all'intorno, per la massima parte più antichi di Roma, appartenendo all'epoca di Saturno sorgono su colline rocciose, neri e cupi d'aspetto, rimasti da secoli e secoli quali erano un tempo. I conti e i feudatarii del medio evo vi avevano fabbricato in ognuno il loro castello che sorge tuttora, abbandonato e deserto, dimora dei soli gufi. Il colono vi coltiva anche oggi, soggetto ad un principe romano o ad un convento, la vite, l'olivo, il granturco e la sua condizione, per quanto non sia più servo della gleba, non è in fondo affatto mutata. Per il Lazio, regione saluberrima, non vale la ragione dello spopolamento dei dintorni di Roma, l'influenza cioè della malaria. Fa impressione percorrere una contrada che da lungi appare come un paradiso e poi non è che un deserto pittoresco, coltivato solo qua e l

Il treno correva, correva nella notte profonda; tutta la vettura oscillava, scricchiolava, tremava. Alla fioca luce che pioveva dall'alto, Varedo vedeva i suoi compagni dormire, diversamente atteggiati: Orsara, rannicchiato in un angolo, coi pugni serrati sotto il mento; Cataldo con la cravatta sciolta, le braccia ciondoloni, la testa dondolante, la bocca aperta; Francioni rigido come una sbarra, con le lunghe gambe distese fin sotto il sedile dirimpetto. Nei cristalli dei finestrini, chiusi, nonostante il caldo, per paura della malaria, si riflettevano con linee indecise le immagini del di dentro: la lampada, le pareti, i divani, le valigie nella reticella, le persone dormienti... e, insieme col resto, una faccia pallida, ansiosa.... Di tratto in tratto, con la rapidit

Rimasi muto, aspettando ch'ella aggiungesse: «Sono stanca; mi sento male; ho una terribile sfinitezza; l'anemia.... la malaria....» Ella proseguì invece: Come mai non ho sonno? Vuoi uscire a passeggio? dimandai. È una notte splendida. Che idea! Come due amanti?... No: preferisco andare a letto. Il sonno verr

Non si poteva aprire una finestra, senza che la donna si portasse il fazzoletto alla bocca per salvarsi dalla malaria; avveniva mai che Lidia si guardasse nello specchio senz'accagionare all'anemia il pallore del viso, e la striscia azzurrognola sotto gli occhi.