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Questo, poi, non lo so. Dovreste pur saperlo. Dovrei pur saperlo?!... Non capisco. È assurdo che non lo sappiate. E non lo so, non lo so! Che ho da farci? Mi secchi. Smettila! La smetto, . Vi rivolgevo qualche parola... per non tacere. Che un tipo come te parli o taccia, è tutt'uno! Se è tutt'uno, preferisco di tacere. Puff!... Puff!... Che brutto rospo! Non fumi, tu? No, non fumo.

Chi mai l'avrebbe occupata? Questa domanda, che mi rivolgevo mentalmente, la sentii ripetere più volte intorno a me. Sulla tavola quattro candelabri d'argento a tre branche cariche di candele steariche, che sgocciolavano sotto il vento delle finestre imitando la fiamma delle torcie, non accrescevano per nulla la luce al palcoscenico.

Da quel tempo le lettere seguirono alle lettere, tutte datate ad un modo: Dalla Tebaide!... Dalla Tebaide! Ma , malgrado la sua indifferenza, egli aveva pur dovuto esser fatto segno di tentazioni d'ogni sorta! Come sarebbe uscito dalla lotta?... Inaspettatamente, la domanda che io mi rivolgevo ebbe una risposta. «Ierseradiceva Ermanno in una sua lunga lettera, «il vago spirito di tentazione che qui serpeggia per ogni parte, ha preso una forma. La lotta non è stata lunga, la vittoria contrastata. Io ho evitata la Bestia; conosco quello che essa può darmi...» E da quel momento, ora a mezze frasi e ad allusioni, ora in lunghi passaggi di autobiografia, egli mi venne rivelando il secreto fino a quel momento così bene nascosto. «Hai tu notatomi scriveva, «la cura da me posta nell'evitare ogni occasione di rivelarti la mia concezione dell'amore? Egli è che le circostanze in cui io la costrussi non sono molto allegre. Da tutto il fondo del mio essere sale un tale disgusto al ricordarle, ed un ribrezzo così freddo mi passa per il corpo, che tu avresti rinunciato a sodisfare la tua curiosit

Come gli ebbi detto che non potevo reggere oltre al tanfo della stanza chiusa e che gli chiedevo licenza di accompagnarlo, mi ringraziò e ci ponemmo in cammino, ma per un buon tratto di via non aperse bocca; lo sentii anzi più volte fissarmi sospettosamente con una certa durezza, tanto che, venuto in dubbio di riuscirgli importuno, rivolgevo meco stesso il migliore pretesto per congedarmi.

Mi strinsi nelle spalle, incamminandomi verso l'uscio. Favorisci un istante, ripetè Lidia. Che cosa sai? Il significato di queste malattie d'imaginazione, risposi, nel mentre mi fermavo e mi rivolgevo. Malattie d'imaginazione! L'anemia.... la malaria?... No; la freddezza, la stanchezza, la ripulsione.

«Quell'ultima esclamazione, quasi involontaria, m'era sfuggita in italiano. Non la rivolgevo a lui, ma a me stessa; non avevo cercato di farmi comprendere. «Come mai mi aveva compresa, egli che non conosceva l'italiano? «In tutt'altro momento questa contraddizione mi avrebbe colpita. Ma nell'esaltazione di quell'ora non ci pensai. «Presi quella matita e scrissi sul mio piego: «Welfard Herbert.

Tutte queste cose io rivolgevo in mente per stimolare la mia curiosit

Pur troppo! fece Carenga, che aveva la manìa delle interruzioni. Allora continuò Bodura ero innamorato della moglie del Sindaco, ed era la prima volta che rivolgevo audacemente gli occhi verso una donna maritata.

Durante il giorno entrai più volte nella stanza della nutrice, Anna era sempre al suo posto, come una custode impassibile. Se io le rivolgevo qualche domanda, ella mi rispondeva con monosillabi. Aveva una voce roca, d'un timbro singolare. Il suo silenzio, la sua inerzia mi irritavano.

Me lo sentivo vicino, gli rivolgevo la parola quasi avesse potuto rispondermi. Mi piaceva a immaginarmi le sue contraddizioni e a trovare le risposte più atte a calmarlo. Questa ginnastica del pensiero della quale Egli era l'unico perno occupava le mie ore d'ozio, mi era compagna nelle lievi occupazioni della giornata, mi seguiva dovunque come un profumo penetrante e nascosto.