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La sera del 10 ottobre io entrai nella stanza del circolo con la tabella in mano dell'ordine del giorno. Dunque dimani lo champagne a Napoli, disse il tenente colonnello Missori. Chi paga? dimandò il capitano Zasio. Paga Mario, oggi promosso capitano, Pagherò, salvo il caso di forza maggiore. Ecco l'ordine del giorno. E lessi.

Entrai in citt

Quando, sopraggiunto l'autunno tornai a Sulzena, entrai per la prima volta in casa del signor Angelo; egli mi trattò sempre come un cane malvisto. Le mie vacanze sono una tal tortura che io anelo sempre al collegio come ad una liberazione.

Innanzi all'uscio della stanza di Giuliana m'arrestai, impotente a frenare il tremore fisico che mi scoteva. Udendo giungere pel corridoio suono di passi, entrai risoluto. Miss Edith usciva dall'alcova su la punta dei piedi. Mi accennò di non far rumore. Mi disse sotto voce: Sta per addormentarsi. Se ne andò, socchiudendo l'uscio dietro di , pianamente.

Mi alzai rapidamente e assicuratami che Alessio dormiva tranquillo scesi in giardino e mi posi a passeggiare; ma ben presto il giardino mi parve angusto, escii nella campagna, presi i viottoli, costeggiai i ruscelli, entrai nei boschi, respirando con delizia l'aria del mattino ed esponendo il volto alla carezza dei rami che mi sprizzavano sulle gote accese una pioggerella di rugiada.

E tutti ridevano in coro. Io entrai, ordinai all'oste il vino migliore, e mi sedetti sorridendo tranquillamente, come un idiota che non capisce nulla di quanto gli succede dintorno. Via da bravo, non faccia il gnorri.... tutti abbiamo cara la nostra pelle.... Ma di che cosa si tratta? io chiesi.

Entrai, diceva col suo vocione pieno, sonoro, e colorito dall'enfasi, messo in ùzzolo dalla persona con cui parlava entrai nella catapecchia... Se avessero veduto!... Il vecchio livido, con le labbra schiumanti, la barba e i capelli giallognoli, gli occhi stralunati, le mani scarne, tese come artigli sul lenzuolo più nero che bianco... era quasi in agonia... Appena mi vide, la sua fisonomia prese un'espressione spaventevole.... Mi sentii agghiacciare dal modo con cui mi guardava quel moribondo... E restai perplesso, immobile, come se i miei piedi non potessero più staccarsi dal pavimento... Nella stamberguccia si trovavano altre persone. Una vecchia cieca, che borbottava certe preghiere in una lingua indiavolata... un vecchio zoppo, che scattava qua e l

In questa camera vecchia, fra queste mura stinte, penserò a quel giorno di pioggia sul finire del mese di Settembre, quando entrai la prima volta, Madlen, nella tua stanza quasi buia. Dal bagno filtrava un po’ di luce; l’argenterie cesellate, l’avorio de’ tuoi molteplici pettini, scintillavano sul vetro della pettiniera. Si udiva la pioggia battere sul terrazzo, con uno scroscio continuo, pieno di sorda musicalit

Spirava una fresca brezza mattutina, il cielo era sereno, l'aurora tingeva i monti d'un roseo dorato. Il sorriso della natura mi faceva male. Avevo in saccoccia la chiave di casa, entrai come un ladro, penetrando con precauzioni infinite nella mia stanza per non essere sorpreso in quello stato miserevole dalla Rosa.

Uscì poco dopo e volle rimanere a rischiararmi la strada finchè io non ebbi svoltato verso la chiesa. Mi volsi parecchie volte ed osservai che man mano svaniva sul suo musettino il sorriso di riguardosa premura con cui mi aveva augurato la buona notte. Don Luigi era arrivato da Novara. Era tanto soprappensiero quando entrai, che non si mosse.