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Brevi furono gli accordi presi fra il Generale, l'Azzarrini, Giccamo e Olivo Pina. L'Azzarrini sarebbe fra le 9 e le 10 in vista di Cala Martina, riconosciuta come luogo più adatto all'imbarco. Giccamo ricondurrebbe l'Azzarrini a Follonica, e anderebbe a raggiungere in luogo detto «Meleta» il drappello che si muoverebbe dalla casa Guelfi per raggiungere Cala Martina.

Sempre per sentieri traversarono Val Citerna, e giunti sulla cima si trovarono nella via ruotabile delle Collacchie. Il Generale non si aspettava di trovare una strada simile in mezzo a quelle boscaglie, e in luoghi così disabitati, onde si fermò sorpreso, e domandò: «Dove conduce questa strada?» E il Pina rispose: «Da una parte a Follonica, e quindi a Livorno, e dall'altra a Grosseto, poi a Roma. Vi sar

Partì dunque Angiolo Guelfi dal Morbo nelle prime ore del 29, ed arrivò a Massa circa alle 8. Fece subito ricerca dei due fratelli Giulio e Riccardo Lapini, e di Pietro Gaggioli detto Giccamo. Trovò i Lapini, giovani animosi e caldi patriotti, pronti ad assumere la parte loro, di scortare cioè i profughi a traverso il territorio di Massa fino alla Casa Guelfi, ma non potè trovare il Gaggioli, sceso a Follonica per affari suoi. Era intenzione del Guelfi, quando partì dal Morbo, di prendere gli accordi opportuni coi Lapini e col Gaggioli, e ritornare poi subito donde era venuto, sempre per non destare colla sua presenza sospetti nei luoghi pei quali doveva passare Garibaldi. Ma la inopinata mancanza di Giccamo gli fece fare di necessit

La casa Guelfi, detta anche «La Pecora» dal nome del prossimo fiume, è un fabbricato a tre piani, di forma quadrata, di mediocre proporzione, situato lungo la Via Emilia fra Follonica e Scarlino. Costruita ad altro scopo, servì di poi ad uso agricolo, e nel tempo in cui vi si fermò il Generale non aveva altre case all'intorno, eccetto un capannone che serviva ad uso di stalla e fienile.

E non poteva fare altrimenti. La salvezza del Generale e del compagno suo dipendeva dal trovare chi si assumesse l'incarico di traversare coi due profughi il mare dalla spiaggia tirrena alla ligure, e questo non poteva trovarsi che da Giccamo per la sua professione sempre in rapporto con uomini di mare. Era Pietro Gaggioli, detto Giccamo, onesto commerciante e buon patriotta di Follonica, e per di più deferentissimo ad Angiolo Guelfi per antica amicizia. Necessario quindi che il Guelfi parlasse in persona al Gaggioli, il quale si sarebbe piegato a fare per lui quello che non avrebbe fatto per altri. Partì infatti il Guelfi per Follonica la mattina stessa del 29, ed ebbe la fortuna d'incontrare Giccamo per via al Ponte della Pecora di ritorno a Massa insieme a suo figlio. Restò lietamente sorpreso il buon Giccamo dell'incontro inopinato di Angiolo Guelfi che non soleva mai tornare in quei luoghi prima del Novembre, e scesi ambedue dai loro baroccini si strinsero a colloquio sul margine della via. Espose il Guelfi la causa della sua gita in Maremma, e pregò l'amico quanto più caldamente potè a non tralasciare una circostanza così inattesa di giovare alla causa della libert

In questo tempo l'Ornani tornava dalla sua escursione senza aver veduta la barca; aveva percorsi tre chilometri insieme al Gaggioli attraverso alla macchia foltissima della scogliera, e arrivati alla fonte detta di San Supero, trafelati dalla stanchezza, e dal sole cocente, si erano dissetati, poi il Gaggioli, rifinito dalla fatica, sentì di non potere rifare il cammino, e incaricato l'Ornani dei suoi saluti al Generale e al compagno, aveva ripresa la via di Follonica. Si affacciò l'Ornani al lido di Cala Martina, e vide la barca che gi

Abbiamo trovato il bravo Giccamo sulla via da Follonica a Massa, che cedendo alle ragioni e alle preghiere di Angiolo Guelfi abbandona i proprii affari, e torna difilato a Follonica. Da quel momento, Giccamo non ha preso più un minuto di riposo. Parte la sera del 29 agosto in baroccino insieme a suo figlio per Piombino; approfitta della circostanza di essere il fornitore della brace dei penitenziarii di Portolongone e Portoferraio, e prende la via dell'Elba senza essere provvisto del foglio di via allora prescritto; per fare ciò è naturale che non può servirsi della Posta, e si dirige a un tale Pietro Del Santo detto Bacco barcaiuolo, il quale allega il solito ostacolo del foglio di via per e per Giccamo, e i di cui scrupoli sono vinti dalla lauta mercede di sei francesconi; si fa sbarcare di contrabbando alla Punta al Cavo fra Marina di Rio e Portoferraio; di l

Comparve poco dopo la barca, che veniva dalla parte di Follonica, senza essere stata veduta dall'Ornani e da Giccamo perchè aveva bordeggiato lungo la costiera in sembianza di barca peschereccia.