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Entrò pel primo Olivo nel folto del bosco, poi Garibaldi, che rompeva la macchia col petto come un vecchio cacciatore maremmano, e tutti gli altri li seguirono per la ripida discesa; così pervennero alla Via delle Costiere, in quel tratto che soprast

Fortunata levò la testa, mi guardò con occhi così spauriti, che parve fossi io che le portassi la mala notizia. Il ritratto del piccino era accapo al letto, tra un ramo di olivo e la palma benedetta. Accompagnandomi fin alla porta Fortunata mormorò tra i singhiozzi: Mi disse che voleva vedervi... Dimandava sempre del pittore... I singhiozzi la soffocavano. Me ne andai.

Sulle colline pietose qualche pianta malaticcia di olivo, lacera per vecchiezza. La dama calabrese raccontò allora perchè si recasse in Napoli, perchè era vestita a lutto, perchè piangesse in silenzio e non schiudesse le labbra, perchè dei singhiozzi profondi la strangolassero anche quando i suoi occhi erano asciutti. La parola di questa povera madre gettò il terrore tra i viaggiatori.

Posta nella bassa pianura di Scarlino, vicina al padule, era nei mesi d'estate un luogo non frequentato, quantunque così prossimo alla via maestra. Entrò il Generale preceduto da Giulio Lapini ed Olivo Pina, e fu condotto nel salotto del piano di mezzo, ove gli fu preparato un caffè che accettò volentieri.

La saetta era caduta poco fuori del giardino e aveva scavezzato un antico olivo vecchio forse di duecento anni: ma questo era nulla al paragone di quei tre fulmini che erano discesi nel suo cuore. Ezio l'amava, Ezio l'amava, Ezio l'amava! La Madonna meritava non un manto solamente, ma una corona d'oro tempestata di diamanti.

La seguii in una piccola stanza, dal pavimento tutto sconnesso e sporco. Attorno, appesi ai muri, immagini di santi, olivo benedetto, nasse di pescatori, corbelli di paglia, piccole bombole pe' polipi. Una tavola, un lettuccio, due o tre seggiole zoppicanti. Sentite disse lei, appoggiandosi col dosso alla tavola e giuocando col gomitolo io vi volevo chiedere un favore...

Un giorno, dopo aver percorso un sentiero selvaggio fra due siepi di rovi, sono arrivato in un vigneto, dove, in un luogo tranquillo e ombreggiato da bellissime piante di olivo, mi sono seduto e, tratto fuori un libro legato in pergamena, mi sono sprofondato nella lettura.

L'orto, il giardino e la vigna si mescolavano veramente bene in quel pezzo di montagna lavorata, che formava l'Eden del solitario Adamo del Pioppino. Qualche vecchio olivo dal tronco rugoso e forte uscendo dalla roccia screpolata copriva coll'antichissima ombra cespugli di aloe, aggrovigliati come serpenti.

Traversarono in obliquo la strada, e rientrarono subito nella macchia, e quando dopo pochi passi vi si furono internati, Olivo Pina che precedeva si rivolse al Generale, e col fare sicuro di chi dice cosa ormai certa, e con frase tutta toscana, gli disse: «E ora, Generale, chi ci ha visto, ci ha visto» volendo fare intendere che non incontrerebbero più alcuno, e se lo incontrassero guai a lui.

È Scarlino, il paese nostro e del Capitanogli rispondeva Olivo Pina, e sapeva di fargli cosa grata chiamando in tal modo Angiolo Guelfi, poi alludendo al suono delle campane che aveva attirata la sua attenzione, continuò con tuono deciso: «E se ordinate, Generale, gli si fa cambiare suono.» A queste parole il capitano Leggero, che era fra gli ultimi, si fece avanti premuroso, e domandò quanti abitanti vi erano nel paese, e di quanti giovani si poteva disporre.