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ch’i’ fe’ di me quando ’l dolor mi vinse; voltòmmi per le ripe e per lo fondo, poi di sua preda mi coperse e cinse». «Deh, quando tu sarai tornato al mondo e riposato de la lunga via», seguitò ’l terzo spirito al secondo, «ricorditi di me, che son la Pia; Siena mi , disfecemi Maremma: salsi colui che ’nnanellata pria disposando m’avea con la sua gemma». Purgatorio · Canto VI

Quando noi fummo sor l'ultima chiostra di Malebolge, si` che i suoi conversi potean parere a la veduta nostra, lamenti saettaron me diversi, che di pieta` ferrati avean li strali; ond'io li orecchi con le man copersi. Qual dolor fora, se de li spedali, di Valdichiana tra 'l luglio e 'l settembre e di Maremma e di Sardigna i mali

Varie cose sono da notarsi in questo documento. La prima che non si vittovagliavano tutte le fortezze regie di Sicilia, ma a un di presso due terze parti delle medesime, tralasciandone molte in monte e in maremma. La seconda che per la provvedigione si preferiva il miglio al frumento; o per lo minor caro, o per lo minore rischio di ribollire e guastarsi.

Per tutta quella mattina si continuò a camminare in pianura, in mezzo a campi d'orzo, di grano e di saggina, interrotti da grandi spazi coperti di finocchio selvatico e di fiori, e sparsi di gruppi d'alberi e di tende nere, le quali di lontano presentavano l'aspetto di quei grandi mucchi di carbone che si vedono tratto tratto per la maremma toscana.

Tanto che pur m'accorsi che m'uccellavano, ché non volevano ch'io le parlasse. SPELA. Tu fosti un da poco. Dovevi entrar dentro e dir che la volevi cercar tu. SCATIZZA. Cancaro! Entra dentro solo! Va' , va' : tu mi conciaresti! Oh! Non c'è stallone in Maremma che ci regesse col fatto loro, solo. Monache? Cancaro! Ma io non posso star piú con te; ché ho da rispondere al mio padrone.

Di chi dicono? (s'inframmetteva Acquevino) Di quel garzonotto con quegli occhi senza secondi? E come se lo conosco! Caspita! gli è di buon gusto e vien a bere qui tal volta un par di gotti, e non mesce a miseria; e dice che vini come i toscani, è inutile, non se ne trovano al mondo in maremma. L'altro era con alcuni; e dagliene un sorso, dagliene un secondo, erano brilli; e venuti a parole, uno gli disse: Taci l

Trascrivo qui un ritornello siciliano dell'Etna: Sciuri d'aranciu; Tutti li beddi di ssu munnu munnu C'un capiddu di tia non ci li canciu. Oltre queste poesie minime meritano anche di essere ricordati i componimenti popolari di dieci versi della Maremma romana. In Toscana simili componimenti vengono chiamati «rispetti» ma hanno per lo più solo otto versi, e formano una strofa.

Tutta la nobilitá della Maremma è in voi! Sareste mai altro che figliuol d'un mulattiere? Non son io nato meglio di voi? Pare onesto a questo furfante, poi che sa dir «cuius masculini», di tener ognun sotto i piei. PEDANTE. «Povera e nuda vai, filosofia». In bocca di chi son venute le povere lettere? D'uno asino.

Tutto ciò veniva approvato dal Serafini; e fu stabilita la partenza del Guelfi per le prime ore del mattino successivo, onde evitare sospetti di una gita notturna. Fu preveduto anche il caso che il Guelfi dovesse trattenersi in Maremma, e che vi fosse bisogno di corrispondenza fra esso e San Dalmazio.

Benchè si fosse ancora in piena Maremma, l'onorevole abbassò i vetri del suo finestrino, mise fuori la testa, guardò il cielo stellato, sentì, o credette sentire, la voce del mare, sentì il mormorio dei cipressi carezzati dal vento; indi richiuse di nuovo la finestra, e stette raccolto nel suo cantuccio cercando di rievocare il suo trionfo di ieri, le congratulazioni, gli applausi, rimuginando le parole dettegli quella sera stessa da San Giustino: Meritereste un portafoglio.