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Il mio supplizio deve essere eterno? 17 aprile. Un po' di giorni fa sono stato a Limbiate. Come ho ricordato i miei tormenti! Ho tentato di scrivere un racconto Tisi ed isterismo per scrivere i tormenti di un giovane e di una giovane: oggi trascrivo qui queste righe: «Il corpo sentiva addoppiarsi la vita e la robustezza, sentiva un veleno diffondersi prepotentemente per tutte le fibre: v'erano dei momenti in cui tremavo di febbre e sentivo come in me spezzarsi qualcosa, dei momenti senza mia coscienza in cui mi gettavo a terra, abbracciando l'immensa madre. Nei campi graffiavo a smuovere le zolle, cercando la feconda vita degli insetti e dell'erbe, odorava con volutt

Essa ha ancora un capo, console, e dodici consiglieri, fratelli. I suoi statuti sono chiaramente esposti in un volume in pergamena di sessanta fogli: datano dal 1308, ma nel 1492 furono tradotti dall'originale latino in italiano. Trascrivo il principio di questo documento: «El prohemio della matricola de sartori: capitolo I.

Anche il PUYMAIGRE (Chants ecc., I, p. 158) crede all'origine francese di queste romanze, e riferisce a sostegno della sua opinione una canzonetta normanna d'Oliviero Basselin ( *1818) , che trascrivo:

Io torno qui a dire, perocchè il mio racconto è, a mio avviso, molto inverosimile, io torno qui a dire che trascrivo i documenti ufficiali. Ma non ho ancora finito di riportare i monumenti del nostro scorno.

Ci fermiamo, è l'arrivo di un corriere da Debra-Tabor con lettere nostre e una del re relativamente al nostro imprigionamento: è semplice, cordiale, schietta come usa re Giovanni, e ne trascrivo la traduzione: la lettera autografa era in Amarico e Maderacal vi aveva unita la traduzione in francese: «Scritto del re dei re, Giovanni d'Etiopia, e tutta la sua dipendenza.

Non ne ho il testo per le mani, e la trascrivo quale è stata recentemente tradotta da Vittorio Pica, nel suo studio premesso alla Belkiss, poema drammatico simbolista del giovane poeta portoghese Eugenio De Castro. Descrive l'istante in cui apparve al poeta l'Amata.

Trascrivo qui un ritornello siciliano dell'Etna: Sciuri d'aranciu; Tutti li beddi di ssu munnu munnu C'un capiddu di tia non ci li canciu. Oltre queste poesie minime meritano anche di essere ricordati i componimenti popolari di dieci versi della Maremma romana. In Toscana simili componimenti vengono chiamati «rispetti» ma hanno per lo più solo otto versi, e formano una strofa.

Accontentiamoci dunque del poco che il Morelli ne disse, e ch'io fedelmente trascrivo: [I[Altra moneta rarissima, detta reale, v'ha di Francesco Erizzo, della grandezza di un ducato d'argento, in cui da una parte v'è un lione colle ale stese e con un libro nelle zampe, ed all'intorno SANCTVS . MARCVS . VENET . e sotto REALE. Dall'altra si vede il doge in piedi, e dietro il mare con la prora di una galea ed una fortezza, ed all'intorno si legge FRANC . ERIZZO . DVX . VEN .]I] (Morelli, [I[Libreria di Maffeo Pinelli]I], vol. V. p. 346, [I[App]I].), La rappresentazione di questo secondo lato è invero assai singolare, e meglio ricorda le [I[oselle]I] che non le comuni monete. Lo Zon, riportando questo pezzo sulla fede del Morelli, soggiunge: [I[È noto come l'Erizzo mori nel 1646, quando era in procinto di partire in qualit