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Non passò guari, ed innanzi ad una sentinella normanna cadeva un verrettone, nelle cui ale andava innestata una pergamena. Passavan cheti e taciturni avanti Senza ronde scontrar sentinelle; Quando cessaro all'improvviso i canti, E i gridi e gli urli andar fino alle stelle TASSONI, La Secchia rapita, IV.

Nella canzone normanna La brebis perdue, è curioso a vedere come la brava foresotta s'ingegna di salvar capra e cavoli. Con uno dei consueti artifizi di chi, mostrando contentarsi di poco, mira ad ottenere pienissimo l'intento suo, dice il giovine tentatore:

Dopo la morte di mia madre fui messa in un educandato francese nei dintorni di Parigi, e vi rimasi fin verso i quindici anni. Era una specie di clausura, fredda e severa, dalla quale ogni giorno più sentivo il bisogno di evadere. Quando feci ritorno al Castello, mio padre, assorto nella politica, non poteva occuparsi della mia educazione. Lord W., mio padre, apparteneva ad una famiglia di antichi immigrati; portava il nome d’una vecchia gente normanna che passò il Canale non saprei dire in qual secolo. Certo il nome che voi conoscete non è il mio. Per questa sua fedelt

Il nome del suo eroe prediletto era bastato per fargli supporre che quel canto fosse del tempo della conquista normanna. Ne scrisse a Michele Amari, che gli raccomandò prudentemente di star cauto nell'accettare certe ipotesi.

Io ho inteso le mille volte narrare dal Marchese Pier Corrado mio nonno, di buona memoria, la famiglia di Gismonda discendere da linea bastarda della casa normanna, cioè, se non erro, da Clemenzia Contessa di Catanzaro, figlia illegittima del Re Ruggiero; e valga il vero, comunque ella vanti la impresa normanna, voi potrete osservare le fasce rosse e bianche in campo d'oro tramezzate dalla sbarra della bastardigia; ma il nostro, Adelasia, ma il mio, Adelasia.... ah! il mio mi scorre purissimo nelle vene quanto quello del Re.

Ora, Anacleto diede, o confermò, a Ruggeri il titolo di re. Nella quale è peccato solamente, che sia durata cosí poco questa prima dinastia normanna e sei altre ne sien succedute poi: mentre continuava una sola in parecchi principati europei, e fra gli altri, in quello, tanto piú umilmente e lentamente cresciuto, della monarchia di Savoia.

Anche il PUYMAIGRE (Chants ecc., I, p. 158) crede all'origine francese di queste romanze, e riferisce a sostegno della sua opinione una canzonetta normanna d'Oliviero Basselin ( *1818) , che trascrivo:

Una sera che costui, addossato ad un davanzale di finestra contemplava malinconico tramonto, di sopra la sua testa, tra il merlato di una torricella, Cuno ed Alberada favellavano. Le loro parole non si udivano distinte, le pronunziavano tutte sul medesimo tuono. Ma Goccelino ne udì tanto che l'anima si senti lacerare e rivivere nei feroci affetti. Cuno, per compiutamente salvarla da suo fratello, raccontava alla fanciulla normanna la storia di Bertradina. Goccelino non proferì motto. La sera si addimostrò anzi lieto più del consueto e più facondo; al fratello, che immaginava gi

Ebbene, ti giuro in somma, che neppur io me ne starei indifferente, e l'insulto di una donna normanna sarebbe pagato a peso di sangue. Io non so, monsignore, se l'abbiano ingiuriata; solamente vengo assicurato di fermo da quello scimione di Laidulfo, non ha guari tornato di Roma, di avere inteso dire che l'avevan messa a languire nelle prigioni di qualche castello o monistero di l

Il castello capuano sembrava veramente dimora da Re: ma se per la mole appariva quale la creatura memore esser parte del Creatore può immaginare, per la sua fortezza era pur quale il tiranno nell'agonia della paura può eleggere: conciossiachè Guglielmo il Tristo della stirpe normanna a difesa della propria vita lo fabbricasse.