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Aggiornato: 25 maggio 2025


E la bellezza dell'opera d'arte fa fin dimenticare quel po' che può esservi di molto spiacevole per un italiano. Quanti italiani sono, contro la loro patria e i loro compatriotti assai più ingiusti e più sgarbati di questo bravo gesuita spagnuolo! ¹ Eugenio de Castro, Belkiss regina di Saba, D'Axum e del Hymir, traduzione dal portoghese di Vittorio Pica, preceduta da un saggio critico.

Un simbolo. Pel De Castro, secondo il Pica, lo scopo precipuo della poesia moderna consiste nel presentare dei simboli eterni universali. Ed io aggiungo: Ben venga pure il simbolo in arte, a patto però ch'esso vi arrivi a traverso la vita; a patto, cioè, che le figure evocate dall'immaginazione del poeta siano, prima di tutto, creature vive e non ombre, o astrazioni filosofiche battezzate con un nome qualunque. Ben venga pure il simbolo, a patto però che gli accessorii non sopraffacciano il soggetto principale, che la frase, l'immagine, i vocaboli arcaici o distolti dal loro schietto significato non costituiscano insomma una retorica per lo meno altrettanto inetta e sciocca quanto l'altra che si vorrebbe scacciar via. Ben venga pure il simbolo, a patto però che scaturisca sincero dall'immaginazione del poeta, e non per artificio di ricette che ormai non conservano neppure l'attrattiva del segreto e possono, con maggiore o minore abilit

Non ne ho il testo per le mani, e la trascrivo quale è stata recentemente tradotta da Vittorio Pica, nel suo studio premesso alla Belkiss, poema drammatico simbolista del giovane poeta portoghese Eugenio De Castro. Descrive l'istante in cui apparve al poeta l'Amata.

¹ Vittorio Pica, L'Arte europea a Venezia, Napoli, Pierro 1896, pag. 87.

Fermo davanti al pretorio, la mano la cappa e la spada su l’agile fianco, due passi oltre la schiera de’ suoi uomini di mantello e di pica, Riccardo Torres

Ebbene, il Governo venne innanzi al Parlamento, e, come l'urgenza cresceva, si stralciarono, per far presto, dal progetto di legge per la repressione del brigantaggio pochi articoli che il Parlamento discusse e votò, e che formarono la legge Pica.» «Che cos'era questa terribile legge?

Poi si volse, vide a poca distanza il tremante cavallo d’uno dei «picadores», con l’omaccio in sella, pronto e curvo su la sua lunga pica.

Di mezzo al fumo denso del tabacco le giungevano li schiamazzi e le mozze parole di Peppuccia e della Pica. Ma la vetrata si aprì. E comparve su la soglia il Fiorentino, tutto avvolto in un pastrano, come uno sbirro.

«Dialogus in tres libros divisus, cujus titulus est STRIX, sive de Ludificatione Daemonum: ejusdem ad Leonem X de reformandis moribus Oratio; ejusdem pro asserendis a calumnia libris Dionysii Areopagitae Epistola: ejusdem ad excitandum genus humanum a vitae hujus somno ad futurae vigiliam, Carmen, 1523, in-4. Senza data di luogo e di stampatore: edizione citata nel catalogo della biblioteca del re di Francia, e che è probabilmente la stessa che quella fatta in Bologna, lo stesso anno 1523, da Girolamo de' Benedetti. La prima di queste operette fu l'anno seguente tradotta in lingua italiana dal celebre fra Leandro Alberti, domenicano, e stampata col titolo: Libro detto Strega o delle Illusioni del Demonio. In Bologna per maestro Geronimo de' Benedetti, 1524, in-4. Evvi innanzi una breve Prefazione del traduttore, e poscia la dedica da esso fatta alla molto illustre signora della Mirandola, Madonna Giovanna Caraffa Pica, moglie di Gianfrancesco, nella quale racconta che l'anno innanzi erasi nella Mirandola introdotto un giuoco detto la Donna, che andava a terminare in empie bestemmie, e in insulti fatti alla santa Croce, che gl'inquisitori avean perciò dannati all'estremo supplicio gli autori di questa empiet

Il poeta, dice il Pica nelle grandiose scene del suo lavoro si è compiaciuto ad evocare, con squisita sapienza artistica tutte le pompe magnifiche delle feste popolari e delle cerimonie ieratiche, tutte le regali raffinatezze voluttuarie dell'antico Oriente e dell'antica Africa; ma il mio caro amico non chiami, per carit

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