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Aggiornato: 18 giugno 2025
A prima vista, senza avere il testo sotto gli occhi e senza conoscere altri tentativi di traduzione, a coloro che conoscono bene lo stile e dirò anche la maniera del Massarani, la lettura del volumetto elegantemente stampato dai Treves fa sospettare che il traduttore abbia interpretato con troppa larghezza la concessione di certe libert
Nel 1806, a un tedesco suo ammiratore, traduttore di parecchie sue poesie, e che gli chiedeva notizie per un cenno biografico, il Meli scriveva: «Volete che io mi lusinghi coll'idea di qualche postuma considerazione? Vano e miserabil compenso! Non vale al certo la pena che io vada riandando nella memoria le miserie ed amarezze di mia vita, quelle che con tanto studio ho cercato di coprire e di palliare a me stesso ed agli altri con le poetiche illusioni e col trasportarmi alle antiche et
Da circa vent'anni io non aveva più veduto il maestro Verdi. Nel 1846, o nel 1847, mi era trovato con lui, in Milano, ad un desinare di amici, e i tratti di quel volto pensoso e severo si erano impressi a caratteri indelebili nella mia giovine fantasia. A quella mensa, fra molti giornalisti, letterati, artisti e buontemponi di ogni specie, sedeva anche il cav. Andrea Maffei, l'elegante traduttore di Schiller, di Moore e di Goëthe, il virgiliano poeta i cui versi sono una musica. In mezzo alla gaiezza chiassosa di noi tutti, il poeta ed il maestro serbavano una taciturnit
Frattanto nessun premio giunge da Napoli al traduttore: non l’ambita abbazia, non la cantoria della Cappella Palatina, non la più volte implorata raccomandazione del Re al Gran Maestro dell’Ordine gerosolimitano per una Commenda di quell’ordine lungamente richiesta e sollecitata. Bisogna pur dire che gli uomini sono ingrati verso l’autore di un’opera così insigne!
Il signor Leoni ha ingegno, anima, erudizione, acutezza di critica, disinvoltura di lingua italiana, cognizione molta di lingua inglese, tutti insomma i requisiti per essere un valente traduttore di Shakespeare. Ma il signor Leoni l'ha sbagliata. I suoi versi sono buoni versi italiani. Ma che vuoi? Shakespeare è svisato; e noi siamo tuttavia costretti ad invidiare ai francesi il loro Letourneur.
Da ciò deriverá al traduttore tanto lume che basti per metter lui sulla buona via, ov'egli abbia intenzione conforme all'obbligo che gli corre, quella cioè di darci a conoscere il testo, non di regalarcene egli uno del suo.
In quanto al poterne tentare una versione in prosa francese, io credo di non errare pensando che, se madama de Staël avesse voluto piegarsi ella stessa all'ufficio di traduttore, i francesi avrebbero accolta come eccellente la traduzione di lei. L'armonia non è di cosí essenziale importanza da dover dipendere totalmente da essa la fortuna di un componimento.
La mente di lui, divisa in due, ora si rivolge a raffigurare l'originalitá del testo, ora a pesare quanta sia l'abilitá poetica del traduttore. Queste due attenzioni non tirano innanzi molto cosí insieme; e la seconda per lo piú vince, perché l'altra, come quella che è la meno direttamente adescata e la meno contentata, illanguidisce.
Voglio far osservare semplicemente che l'Italia ha, in questo momento, un Procuratore del Re più intransigente del Santo traduttore della Bibbia. Mi si potrebbe rispondere che in quell'occasione S. Girolamo era suggestionato dalle vivacissime pagine bibliche, e perciò indifeso contro le seduzioni del poeta greco pagano.
Infatti egli diceva ultimamente al suo traduttore francese, conte Prozor: L'importante, la cosa principale in un'opera teatrale è l'azione, la vita. Il resto è accessorio. Per noi semplici mortali, non grandi artisti come lei rispondeva il Prozor non sono cose accessorie le idee. Ma tutti scrivendo manifestano idee. Che cosa fanno dunque gli altri autori drammatici?
Parola Del Giorno
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