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Aggiornato: 18 maggio 2025


Da circa vent'anni io non aveva più veduto il maestro Verdi. Nel 1846, o nel 1847, mi era trovato con lui, in Milano, ad un desinare di amici, e i tratti di quel volto pensoso e severo si erano impressi a caratteri indelebili nella mia giovine fantasia. A quella mensa, fra molti giornalisti, letterati, artisti e buontemponi di ogni specie, sedeva anche il cav. Andrea Maffei, l'elegante traduttore di Schiller, di Moore e di Goëthe, il virgiliano poeta i cui versi sono una musica. In mezzo alla gaiezza chiassosa di noi tutti, il poeta ed il maestro serbavano una taciturnit

«A dire il vero... signor mio e voi non vi meraviglierete, v'offenderete d'una cosa cotanto naturale c'erano molti in paese... e anch'io fra questi vi parlo schiettamente c'erano molti, che a giudicarvi dalle apparenze esteriori e sopratutto dalla vostra taciturnit

Benchè nui te habiamo dito in l'altra commission che tu comunichi ogni cossa cum li ambassadori pontificio e regio, sapi ampuò esser de nostra intention che tu comunichi le cosse comune zeneral e manifeste, non questi nostri secreti, altra cossa che meritasse taciturnit

Poi (perchè non dire anche questo?) ci sono gli uomini che parlano molto, e quei che parlano poco. Il cugino Ruggero apparteneva alla seconda categoria. Nella sua taciturnit

Un fremito universale ruppe la taciturnit

Emilia fece un gesto di preghiera, perchè smorzasse la voce incauta; scivolò dal letto, continuando il gesto silenzioso, e andò all'uscio, e vi restò qualche minuto, con tutto il sangue alle tempia e al cuore.... Le era parso d'udire un colpo secco di tosse, lontano; poi, rassicurata dalla taciturnit

Rimaneva per altro il suo debito di figlio. Proprio in quel torno capitò una lettera di sua madre. Quella santa donna gli scriveva, piena di sgomento, e in tutta segretezza. Il signor Amedeo stava muto come un pesce, ma dalla sua stessa taciturnit

«Oh insomma, insomma» ruggì sdegnato il sovrano, questa mutolaggine vostra è d'una loquacia!.. questa taciturnit

Dal momento dell'arrivo dei due fanciulli, tutto era cambiato. Pietro, rimasto sbalordito, sedotto sulle prime, s'era poi come innamorato dei due innamorati. Li serviva come avessero appartenuto alla famiglia dei suoi padroni. Le sue giornate ora erano riempite; la sua vita aveva uno scopo. S'occupava di loro più che poteva; nelle ore di solitudine, o a mensa con la vecchia donna, stava forse più pensieroso che per lo passato, ma si sentiva meno triste. Quali fossero i vari pensieri che passavano in quella sua testa curva, non è certo facile l'indovinare. Senza dubbio, egli doveva, malgrado la contentezza che provava per quel poema vivente venuto ad illuminare la sua monotona esistenza, essere molto imbarazzato se tentava di spiegarsi l'arrivo straordinario di quei due. Ma, lo ripetiamo, non sapremmo proprio dire a che cosa riflettesse, quando se ne stava con la fronte in mano seduto vicino al focolare spento della vasta cucina. Supponeva forse che fossero amici del principe? Una o due volte aveva rispettosamente rivolto al giovine qualche domanda in proposito; ma ottenendo solo risposte assai incerte. Ma non poteva dubitare che quei due sposi (li credeva tali) fossero altissimi personaggi, e che il suo padrone sarebbe stato onorato di ospitare nella sua villa; benchè nel modo ch'erano giunti, nella loro taciturnit

Damiano frattanto infilava la discesa, per ritornarsene a bordo della Nina. Cosma era laggiù, seduto sul cassero di prora, accanto all’interpetre Cusqueia. Un’occhiata corse tra i due, e dopo l’occhiata un cenno di saluto, breve breve, secondo l’uso di quegli ultimi giorni. Ma se in Cosma un certo riserbo era abituale, non doveva parere egualmente naturale l’arcigna taciturnit

Parola Del Giorno

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