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Aggiornato: 17 maggio 2025


Cusqueia si avanzò, per ricevere gli ordini del signor almirante. Frattanto, Damiano e Cosma si tiravano rispettosamente in disparte.

Guacanagari chiamò con un nobilissimo gesto l’interpetre Cusqueia, e gli dettò le parole che questi doveva riferire all’almirante:

Ma quando seppero da Cusqueia che erano liberi di andare o di restare, si sciolse loro la loquela; e tutti, uomini e donne, gridarono di voler scendere a terra.

Il Pinzon, che aveva ben veduto dove ammiccasse Cusqueia, andò difilato verso quella catasta di casse, diede una guardata dietro all’ingombro, stese un braccio, e lo tirò a , traendo fuori un involto di cenci. Tale infatti appariva in principio, e nella mezza oscurit

Damiano, adunque, si alzò da sedere, perchè si era alzato il suo vicino di destra, quello che gli versava da bere. Ma appena fu in piedi, sentì di non essere in gambe, e di aver bisogno del braccio di Tolteomec; cioè, no, di Cusqueia; anzi, no, di Diego di Arana; o meglio, del primo venuto, purchè lo sostenesse bene.

Cusqueia non rispondeva, ma i suoi occhietti bianchi ammiccavano verso certe casse di marinai che erano collocate l’una sull’altra, contro gli staminali della nave.

Che c’era egli di vero in quella chiacchiera? La tribù dei Siguaiani, tra cui si trovava allora Cristoforo Colombo, parlava un dialetto poco intelligibile agli interpetri della forza di Cusqueia.

Tra i naturali era Cusqueia, il più intelligente e il più utile degli interpetri. Egli, in quel momento, tremava a verga a verga, e volgeva di qua e di l

La domanda fu subito raccolta e tradotta da Cusqueia, che s’incaricò di tradurre la risposta di Rodrigo d’Escobar:

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