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L’interpetre, naturalmente, non capì il «rispetto» con cui i marinai genovesi intendevano ed intendono ancora di dire «ricambio». Ma intese sempre ad occhio e croce il pensiero di Damiano, e ingenuamente rispose:

L’interpetre, come fu giunto in vicinanza del lido, tanto da poter essere udito da terra, si rizzò sulla prora della piccola barca, e rivolse il discorso a quei popoli, dipingendo loro gli stranieri come esseri sovrumani, venuti dal cielo, bianchi nel volto, amici degli uomini rossi, ai quali facevano molti bei donativi, simili a quello che egli agitava a braccio teso davanti a loro, facendolo risuonare piacevolmente agli orecchi.

Come l’interpetre ebbe finito il suo discorso, il re di Bohio rispose brevemente, s’inchinò da capo, poi disse qualche parola ai suoi sudditi; otto dei quali si avanzarono tosto, s’inginocchiarono a coppie, ogni coppia davanti ad uno degli stranieri, offrendogli per sedile un intreccio di mani e di braccia.

Guacanagari chiamò con un nobilissimo gesto l’interpetre Cusqueia, e gli dettò le parole che questi doveva riferire all’almirante:

Certo è che l’interpetre parlò lungamente alle Veneri di Bohio; dopo di che esse si contentarono di baciare le mani ai figli del Cielo. E dopo averle baciate, vollero anche lavarle. Andarono infatti a prendere gli orciuoli dell’acqua, e ne versarono sulle mani degli ospiti. Dopo averle bagnate, era mestieri asciugarle, e le strofinarono diligentemente con batuffoli d’erbe aromatiche.

Ad essi, per consiglio di Cosma, che capitanava il drappello, andò solo soletto l’interpetre. Trattenendoli coi gesti e con la voce amica, li raggiunse, parlò, e riuscì a persuaderli, discorrendo a lungo della bont

L’interpetre di Guanahani spiegò a Damiano e alla compagnia che quello non era taorib, ma si diceva kohiba.

L’interpetre capì quel che potè, disse quel che gli parve meglio, e fece saltare quell’altro dalla gioia.

Uscito sulla piazza del villaggio, Damiano si abbattè in Cusqueia. Il naturale di Cuba andava impettito e superbo, argomento di ammirazione a tutti i sudditi di Guacanagari, per una camicia bianca che aveva indossata. Damiano non aveva mai veduto Cusqueia in quell’arnese. Non sapeva, non avrebbe immaginato mai, che l’interpetre di Cuba possedesse una camicia.

L’interpetre parlò; e Damiano, sentendo profferire nel discorso il suo nome, capì che la commissione era fatta.