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Peccato che le signore Emilia e Metilde guastassero il vino, mescendovi dell’acqua, e che l’avvocato bevesse pochissimo. Pap

Le coste della Sicilia erano anche per questo fortificate, e a brevi distanze custodite da torri di guardie, le quali di notte corrispondevano con fani, fuochi e segni di vigilanza alimentati da torrari. La torre più vicina a Palermo era quella dell’Acqua de’ Corsari, contrada triste per infami approdi. La villa S. Marco di Bernardo Filingeri, seconda per antichit

Il padrone di casa si avvide sicuramente che il suo ospite non gradiva le bevande fermentate di Haiti, perchè ad un certo punto, fatta appressare una gran zucca, gli versò dell’acqua nella ciotola. E allora Damiano tracannò tutta quell’acqua, che era fresca e gustosa, chiedendone tosto dell’altra. E bevve, da quel momento in poi, bevve largo e frequente.

E gli anelli vostri, che brillarono sui tavolieri ambigui delle tavole da giuoco, tremeranno per un attimo dentro la polla dell’Acqua Incantata, e curverete sotto i portici di questa vecchia buia Lourdes la fronte vostra di cortigiana che non si diede, la bocca vostra di vergine che amò patire ogni offesa, e forse conoscerete ancora una ebbrezza ultima:

Nessuno si sarebbe occupato del pranzo, se l’appetito non avesse deciso Pasquale ad approntare qualche cosa. C’era un po’ di brodo, ma era insufficiente per tutti. Pasquale si bagnò una buona zuppa, poi aggiunse dell’acqua al brodo che avanzava e fece la minestra pei padroni. Si prese la parte migliore di tutto ciò che rinvenne in dispensa, e servì il resto sulla tavola della famiglia.

Il sacerdote poneva tale offerta tra le mani della donna: quindi dopo di avere preso in una delle sue proprie mani un vaso di terra con entro dell’acqua consacrata, rivolgeva la parola alla donna stessa e le presagiva i mali orribili che le avrebbe causata quell’acqua, qualora essa si fosse trovata colpevole.

La crosta del nevato rassodandosi mandò mille piccoli scricchiolii secchi come scatti di molla, tutte le note allegre dell’acqua tacquero, tutti i rigagnoli stagnarono, la neve mutò la sua mollezza umida in durezza cristallina, e l’aria diventò fredda, tagliente, acerba come un nemico.

Nella primavera del 1856, un giorno, mentre su ’l greto della Pescara ella sbatteva i panni lavati, vide una flotta di barche passare la foce e navigar lentamente contro la forza dell’acqua.

Su ’l confine dell’oliveto stava una gran cisterna, e accanto alla cisterna un lungo canale di pietra dove le vacche venivano ad abbeverarsi. Tutti i giorni Anna faceva sosta in quel luogo; ed ella e l’asino si dissetavano prima di seguire il cammino. Una volta ella s’incontrò co ’l custode dell’armento, che era nativo di Tollo e aveva la guardatura un poco losca e il labbro leporino. L’uomo le volse il saluto; e ambedue cominciarono a ragionare dei pascoli e dell’acqua, e poi dei santuari e dei miracoli religiosi. Anna ascoltava con benignit

Risalendo a ritroso dell’acqua giunse alla porta del Paradiso. Picchiò, ma gli venne negato l’accesso. Alessandro ripigliò colla sovrana alterigia del suo focoso carattere: «Apritemi, ch’io sono Alessandro il Grande conquistatore dell’Asia»