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PILASTRINO. Hai detto assai: ma non t'intendo. CRISAULO. Ti farò sturare gli orecchi, per mia . Dico che omai le tuoi ghiottonarie sono scoperte e che, se tu non rendi a Girifalco la robba sua, ti vo' far pigliar io e darti a l'auditore. PILASTRINO. Oimè meschino! Questa è la colazion che mi volevi dare? Oh che nuova acerba!

Marta, distratta, rispose con una esclamazione insignificante. Io ne sono convinto. La giovinezza è troppo acerba, la virilit

DON FLAMINIO. Vi lascio le sue cose in vece di lei per questo breve tempo che mi è concesso goderla. DON IGNAZIO. Eccole, tornatele adietro. DON FLAMINIO. Vi lascio la buona notte. DON IGNAZIO. Anzi notte per me la piú acerba e d'infelice memoria che sia mai stata!

29 Veggio tanto il valor, veggio la fede tanta d'Alfonso (che 'l suo nome è questo), ch'in così acerba et

Movi, Sangario, e ne l'orribil sorte Salda la fede, e l'arti tue sian pronte; Ed imprimi quei segni, onde sei forte Scotere i campi, e di Cocito il fonte; Rimira, ch'Ottoman sen corre a morte: Deh togli a l'Asia e le miserie e l'onte, E ti caglia di me, cui si riserba Più ch'ad altro mortal miseria acerba.

Che balsamo avrebbe recato alla sua acerba ferita! Ci sono anche le lontananze utili, quelle che i francesi dicono con modo felicissimo les absences heureuses. Son quelli, per così dire, gli sprazzi d'acqua fredda che ravvivano una fiamma vicina ad estinguersi.

Almeno dicessero: nessuno dovrebbe amarla! E allora perchè è lei più dolce che non possa essere acerba qualunque pena, perchè ha un cuore fatto di passione, perchè sento io che sono in lei, solo per lei è la gloria e la potenza della mia vita, è la pace in cui sempre mi riposerò di qualunque dolore?

Dato è a me in sorte una piú acerba pena di quella che si dice ne l'inferno portar Tantalo ingordo: perché a lui il veder sol quel ch'ama è duro scempio e non ne poter tôr; ma quel che 'l gusta e poi gli è tolto e 'l vede son fatt'io. Ché ben cognosco che quella persona debbe esser che si aspetta che la sposi: ond'io resto a me scherno e al mondo gioco.

Di quelle dame il signor Commendatore ne conosceva parecchie, incominciando dalla principessa di Trestelle, bellezza matura, od acerba, secondo il modo di vedere degli uni e degli altri, ma splendida agli occhi di tutti. E poichè il cuore, come dicono, è sempre giovine, anche il cuore del nostro gentiluomo grillettava allegramente a quel fuoco.

Umana, o divina, cotesta vendetta pungeva acerba davvero, e per quello che sembrava eravamo al principio... Lungamente stette privo di sensi il mal capitato conte.