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OTTAV. ... E ognor non rechi in dito un fido anello? eccolo; il voglio... SENECA Ah! lascia... OTTAV. Invano... Io 'l tengo. Io ne so l'uso: ei morte ratta, e dolce rinserra... SENECA Il ciel ne attesto... deh! ten prego,... mel rendi... Or, s'altra via... OTTAV. Altra non resta. Eccolo schiuso... Io tutta giá sorbita ho coll'alito la polve mortifera... SENECA Me misero!...

Caduto Orlando, Buscemo, cacciato dal demone dell'odio, fatto coraggioso dalla paura, spronò il cavallo contro Fuoco ed avventandosegli addosso, disse con voce irata e rabbiosa: Fuoco, Fuoco, e la lettera l'hai recata? Voi Stampace? Rendi l'arme, gaglioffo.

|Sacontala|, abbracciando il madhavi: O la piú radiosa delle piante, ricevi l'amplesso mio e me lo rendi colle tue flessibili braccia. Da questo innanzi, benché lontana, sarò pur tua sempre. O padre, abbiti cara questa pianta; considerala come un'altra me stessa. |Canna|. La tua amabilitá, o figliuola, ti ha procurato uno sposo che ti somiglia.

Stan nelle valli coi bruni vertici al ciel le chiese; lucenti si aprono agli ozî dei palagi l'alte porte; le ville ai poggi ridono: Gridano i borghi vivi del fremito dell'arte: Invidia agita ed Odio le case sparse nel fecondo piano, che al mio fuggir s'involano: Tu, guardiano, pago alla povera capanna, al segno fisso, propizio genio custode dei destini erranti, ai nostri sogni vigili: ai nostri affanni vigili: e principi rendi e tesori securi ai popoli, tu la coscienza che giammai non dorme, tu dell'amor un palpito.

È questa la vendetta che ne fai, Ruggiero? e a quei che vendicato l'hanno, rendi tal premio, che del sangue loro me fai morir di strazio e di martoro? 84 Dicea la donna al suo Ruggiero assente queste parole ed altre, lacrimando, non una sola volta, ma sovente.

Spose od amanti, il talamo E la tomba d'amore! La noja o l'amicizia Lo sùrrogan nel cuore.... Il Piacer, che n'è figlio, Come l'Ebrëo Errante, Con ardore incessante Cerca novelle forme! Taide, tu sola, vittima Degli umani disprezzi, Ai tristi che ti insultano Rendi lagrime e vezzi, Chè le fanciulle povere Dal sangue ardente e buone, Perdendo un'illusione Non si mutano in serpi!

Ma tu, pedante, piú d'ogni altro da poco e ignorante, questi sono gli ammaestramenti che tu gli hai dato? Di che mi devo fidar io, se avendoti tolto dalla zappa e dalla vilissima pedanteria t'ho fatto padron della casa e di mio figliuolo, e or me ne rendi cosí iniquo guiderdone? PROTODIDASCALO. Here, non detestare la famigerata mia arte.

Adunque se gli odii, l'ire e le inimicizie cessano per la morte di qualunque è che muoia, come si crede, comincia a tornare in te medesima e nel tuo diritto conoscimento; comincia a vergognarti d'avere fatto contra la tua antica umanitá; comincia a volere apparir madre e non piú inimica; concedi le debite lagrime al tuo figliuolo; concedigli la materna pietá; e colui, il quale tu rifiutasti, anzi cacciasti vivo come sospetto, disidera almeno di riaverlo morto; rendi la tua cittadinanza, il tuo seno, la tua grazia alla sua memoria.

Se sùbito non mi rendi quell’arme, mi getto di sotto, a capofitto. Pòsala, e va via.

Tu mi rendi giustizia col lodare la sottigliezza del mio ingegno. Faustino mi crede lo strumento passivo e quasi ritroso delle sue volont