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Aggiornato: 1 giugno 2025
Dunque disponti, ed al guerriero ispano, Ch'ad Alfange portò l'ora funesta, Movi all'incontra, e con la nobil mano Fa traboccar l'abbominata testa; A sì gran risco non ti poni in vano, Chè di me conquistar la strada è questa; Tuo valor gradirò, quando ti caglia Questa, ch'io dico, esercitar battaglia.
Movi, Sangario, e ne l'orribil sorte Salda la fede, e l'arti tue sian pronte; Ed imprimi quei segni, onde sei forte Scotere i campi, e di Cocito il fonte; Rimira, ch'Ottoman sen corre a morte: Deh togli a l'Asia e le miserie e l'onte, E ti caglia di me, cui si riserba Più ch'ad altro mortal miseria acerba.
e temo che non sia gia` si` smarrito, ch'io mi sia tardi al soccorso levata, per quel ch'i' ho di lui nel cielo udito. Or movi, e con la tua parola ornata e con cio` c'ha mestieri al suo campare l'aiuta, si` ch'i' ne sia consolata. I' son Beatrice che ti faccio andare; vegno del loco ove tornar disio; amor mi mosse, che mi fa parlare.
E tu, mio santo e mio soave ardore, dotta e bella Talia, mentr'io m'affanno per voler dir di te, ne l'alta impresa porgi soccorso a la mia fioca voce: dammi ardir, dammi forza; alza 'l mio ingegno e con la cara mano un novo ramo fresco, verde, odorato, or ora colto dal sacro monte a la mia fronte avvolgi. Movi Talia, movete sante Dive.
O che parlo? Il tuo aspetto a dir m'ispira quantunque io parlo; tu mia lingua movi, tu mi porgi i concetti e le parole. O mia musa, o mio amor. E qual fu mai più glorioso amor che la mia Musa è 'l mio amor, e 'l mi' amor è la mia musa?
In tanto affanno ad aspettar più forte La mia vita non è; movi, nutrice, Corri, comprendi d'Ottoman la sorte, E fa certa del ver questa infelice. Trema la lingua, ambe le guance smorte Tingonsi di pallor mentre ella dice; E la vecchia fedel, cui forte incresce Sì grave duol, del padiglion fuor'esce.
Ei si ferma da lunge, e gli occhi bassi Da lui rivolve, ed a sì dir gli prende: Vuolti Sultana; or meco movi i passi, L
Perchè poni tu in me questi palpiti Ricchi d'amor? Questi doni a te fo perchè basso Non t'alletti nocevole incanto; Perchè vago del bello più santo, A tal bello tu spinga altri cor. Io t'ammiro, ed ahi! quelle mi mancano Voci stupende, Che dir ponno quai movi nell'anima Alti desir.
Noi ci volgemmo ancor pur a man manca con loro insieme, intenti al tristo pianto; ma per lo peso quella gente stanca venia si` pian, che noi eravam nuovi di compagnia ad ogne mover d'anca. Per ch'io al duca mio: <<Fa che tu trovi alcun ch'al fatto o al nome si conosca, e li occhi, si` andando, intorno movi>>.
Noi ci volgemmo ancor pur a man manca con loro insieme, intenti al tristo pianto; ma per lo peso quella gente stanca venìa sì pian, che noi eravam nuovi di compagnia ad ogne mover d’anca. Per ch’io al duca mio: «Fa che tu trovi alcun ch’al fatto o al nome si conosca, e li occhi, sì andando, intorno movi».
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