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Si vede ancora il toro del suo stemma sul muro esterno, dove un'iscrizione dice che il cardinale Rodrigo munì la rocca per la difesa dei monaci e dell'abbazia e per la sicurezza dei confini della Chiesa Romana.

Chi ponesse mente alla natura dell'argomento e non ad altro, troverebbe pochi poemi superiori a quello di cui parliamo; nella stessa maniera che pochi guerrieri troverebbe nella storia da poter contrapporre, come rivali in valore e in leggiadria di virtú, a Rodrigo di Bivar, soprannominato il «Cid Campeador». La gloria di Rodrigo oscurò quella di tutti i re de' suoi tempi, e da secolo in secolo discese infino a noi, ad onta di un'infinitá di favole onde anticamente la zotica ammirazione circondò la veritá dei fatti.

Rodrigo di Escobedo spiegò da capo il suo rotolo di carta, e lesse i sei nomi; ad ognuno dei quali un uomo si mosse ed andò a collocarsi a destra, presso i trenta uomini allineati.

Eran la più parte seminudi, macilenti, colle camicie che cadevano a brani, coi capelli scarmigliati e polverosi, orribili a vedersi; mi pareva d'esser Don Rodrigo in mezzo alla folla degli appestati in quel famoso sogno della notte d'agosto. Che vuole questa gente? mi domandavo; dove mi son lasciato condurre? Come uscirò di qui? Provavo quasi un senso di paura e guardavo intorno con inquietudine.

La domanda fu subito raccolta e tradotta da Cusqueia, che s’incaricò di tradurre la risposta di Rodrigo d’Escobar:

Rodrigo di Escobedo, regio notaio, cavò dal giustacuore un rotolo di carta, lo dispiegò, e lesse ad alta voce trenta nomi di marinai; e questi, ad uno ad uno, usciti dalle ordinanze, andarono a mettersi in fila, a pari con Pedro Gutierrez, primo pilota della Santa Maria.

Torquemada morì in Roma nel 1467 e gli successe un altro spagnolo, Rodrigo Borgia, divenuto poi Alessandro VI. In Subiaco le preziose opere di stampa non ricordano il suo nome, ma lo ricorda la rocca del palazzo, a cui nel 1476 aggiunse un'ala sormontata dalla torre quadrata.

Sancio Ruiz, non era più Sancio Ruiz; diventava Rodrigo di Triana, poi un altro, e ancora un altro, fino a diventar Cosma, Tolteomec, Diego di Arana e Cusqueia. A quell’ora non c’erano più razze, non c’erano più gradi; tutti amici, tutti fratelli, e viva l’allegria.

Eh, ci pensavo infatti, alla ricompensa che ebbe il valoroso don Rodrigo di Bivar dal suo re don Alfonso; disse frate Alessandro, accostandosi al capezzale dell'infermo. Mi astenevo dal parlare, per sentimento di rispetto. Mi permette ora Vostra Eccellenza che io le baci la mano?

DON IGNAZIO. Perché, partito che fui da voi, andai in casa del conte e mi dissero ch'era andato a Tricarico e che trattava con altri dar la sua figlia, io mi ho tolto un'altra per moglie secondo il mio contento. DON FLAMINIO. Non credo sia maggior contento nella vita che aver moglie a suo gusto e suo intento. Quella signora d'Ispagna che trattava don Rodrigo nostro zio?