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La bambina rimase un po' sgomenta. Era la prima volta che la mamma le affidava un lavoro così importante. Finchè si tratta di eseguire un lavoro preparato e imbastito, tutti i santi aiutano, ma tagliare! stava l'imbroglio. L'Emilia svoltò lentamente il rotolo... e con sua grande sorpresa le cadde ai piedi un fogliolino scritto. Lo raccattò con premura e lesse: Regole per fare una federa.

Si sgretolò, si staccò dal passato, blocco granitico da una parete di montagna. E rotolò, rotolò inesorabile, con tutto il suo peso, a schiacciare i responsabili.

Mi contenterò di bucarti il cappello due dita al di sopra della testa. Sparò, e il cappello del giovane rotolò per terra. I padrini che lo raccattarono, mentre il padrone di esso rimaneva come sbalordito, videro con meraviglia come la palla avesse colpito esattamente al punto che il tiratore aveva detto. E ora, disse Emilio con superbo disdegno, se al signore piace, ricominciamo pure.

Nora, coi due che le tenevano dietro, camminava sempre ritta, composta, senza mai voltarsi, col passo ritmico e sicuro, col rotolo della musica sotto il braccio, alzando un po' le vesti colle piccole mani inguantate, mostrando i piedini, che parevano lunghi tanto erano sottili, nella scarpettina elegante, scoprendo a quando a quando, fra il rapido volteggiare delle sottane bianche, il morbido assottigliarsi della gamba nella calzetta nera.

Accanto ad essi il breviario aperto pareva annoiarsi aspettando la ripresa della lettura interrotta, in compagnia di un gran calamaio di piombo da cui aveva l'aria di spiccare il volo una coppia di penne d'oca; appoggiato al calamaio un rotolo di carta azzurrognola coperta di fitti e grossi caratteri. A destra del tavolo nereggiava gettando un'ombra lunga e tagliente sulla parete, una libreria.

Io gli risposi facesse il suo comodo, e senza più, facendogli giurar mille volte che avrebbe custodito il segreto, e messogli nel pugno un altro rotolo di fiorini d'oro, di cui quel tristo mai non finì di rendermi grazie, allestitagli la cavalcatura, lo feci scortare a Milano.

Appena vi furono entrati, la tosse lo riprese. Io non posso, non posso.... ripetè con voce rotta mostrando il pianoforte. Bice spiegò il rotolo, era un De Profundis. La fanciulla sentì una stretta al cuore indovinando in quella estrema preghiera l'ultimo grido della sua anima, alla quale forse il genio aveva dato la chiaroveggenza e la gloria aveva negato la luce.

Non l'avrebbe dimenticata, per avventura? Così pensando, si alzò e prese il rotolo per portarlo egli stesso. Due sere innanzi, se i lettori rammentano, egli era stato dalla marchesa, e aveva fatto giuramento di non rimettere il piede in sua casa. Ma gli parve che la cortesia dimandasse il sacrificio di quella sua prima e troppo asciutta deliberazione. Noblesse oblige.

Fu fatto entrare nel tugul e lasciato solo. Le prime cose che colpirono il suo sguardo furono un palo che era rizzato in mezzo alla stanzuccia, un rotolo di strisce di pelle e un braciere ardente sul quale arrossavano alcuni jatagan d'una forma speciale. Oh! esclamò l'infelice che sentì corrersi per le ossa un brivido. Volle dare indietro ed uscire, ma non ne ebbe il tempo.

Guidello si chinò, dicendo: Tromba di rame perchè raccolse poche monete: acconciò il cordone con un nodo alla militare, in guisa che gli si attraversasse alla schiena la tromba e il drappo sventolasse come un mantelletto, tolse la pergamena dal bastone, la fece a rotolo, e la consegnò al chierico. Questi interrogò: Guidello? L'araldo rispose: Non si guadagna nemmeno il fiato.