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³³⁵ Iulian., 463, 15 sg. L’indifferenza degli Antiochesi, di cui era stata prova l’incendio, appiccato, si diceva, dai Cristiani, del gran tempio d’Apollo, era propriamente invincibile. Per meglio descriverla, l’autore del Misobarba ci fa questo racconto, in cui Giuliano non si accorge di cadere nel ridicolo per l’eccesso del suo zelo³³⁶. ³³⁶ Iulian., 467, 1 sg.

Frattanto nessun premio giunge da Napoli al traduttore: non l’ambita abbazia, non la cantoria della Cappella Palatina, non la più volte implorata raccomandazione del Re al Gran Maestro dell’Ordine gerosolimitano per una Commenda di quell’ordine lungamente richiesta e sollecitata. Bisogna pur dire che gli uomini sono ingrati verso l’autore di un’opera così insigne!

Ecco le dugent’onze; ma guardatevi bene d’ora innanzi dal giocare più». L’autore della trovata con due lacrime spremute dagli occhi si profuse in ringraziamenti e benedizioni, e, tra riverenze e scappellate, scese a precipizio le scale, non credendo a se stesso di aver potuto, per tale sotterfugio e per una teoria di quella fatta, ricuperare il suo danaro. Un’altra.

Il profumo dei fiori, la gioventù, la poesia, l’arte, l’amore nella sua più libera espansione sono inneggiati e descritti in questo superbo romanzo del Louys. L’autore rievoca i tempi favolosi in cui le cortigiane, sotto l’azzurro cielo di Alessandria, ai piedi delle colline dorate dal sole e fiorite di tutte le purpuree rose di Egitto, erano le iniziatrici sacre del dolce peccato e la cui turba acclamata dapertutto facea capo dal meraviglioso Tempio di Venere, che il Louys descrive audacemente e senza velo, glorificando le belle forme e le incantevoli nidit

Sentiamo quel che esse ci dicono. L’autore la piglia molto larga aprendo un limbo, anzi una bolgia generale.

Trofolino?... Oh! questo sacerdote non fu solo un buon predicatore, ma anche un fervoroso operaio della chiesa. Se il lettore non ne sa altro, si ricordi almeno essere egli stato l’autore della giaculatoria che dopo la benedizione del Divinissimo si recita ogni nelle chiese. Fa mestieri di trascriverla?

Entrarono per tal modo nella gran sala, e si offerse ai loro sguardi madonna Giovanna, la contessa di Torrespina. Nel quale l’autore si prova a ritrarre la migliore tra tutte le donne. Ella era adagiata su d’un seggiolone alla foggia romana, tutto incrostato a minuzzoli di avorio e metallo, secondo l’arte genovese e veneziana di quei tempi.