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Aggiornato: 14 maggio 2025
Il giorno quattro ci avviamo pieni di emozione chè la giornata può essere decisiva per noi; per quanto ci si assicuri che il fiume è guadabile, potrebbero esser cadute forti piogge la notte nell'alto Semien o nel Lasta, il Taccazè esserne gonfio e quindi trovarci tagliata la via al ritorno, costretti a passare qualche giorno in attesa di decrescenza delle acque in questo poco simpatico soggiorno, poi forse rifare la via fatta per andarcene un'altra volta a Debra-Tabor a svernare.
Ci fermiamo, è l'arrivo di un corriere da Debra-Tabor con lettere nostre e una del re relativamente al nostro imprigionamento: è semplice, cordiale, schietta come usa re Giovanni, e ne trascrivo la traduzione: la lettera autografa era in Amarico e Maderacal vi aveva unita la traduzione in francese: «Scritto del re dei re, Giovanni d'Etiopia, e tutta la sua dipendenza.
I nostri servi che spedimmo da Debra-Tabor col bagaglio per la via più comoda del Sirié non sono ancora arrivati, e questa notizia ci sconforta assai, potendosi dare il caso che qualche giorno di ritardo non permetta più loro di passare il Taccazè, e quindi ne restiamo divisi Dio sa fin quando, e la nostra roba vada perduta.
Passiamo qualche giorno in Adua in attesa del nostro bagaglio sulla sorte del quale siamo molto inquieti, non avendosi notizia alcuna. Finalmente il fido Baramascal, il capo dei servi, arriva e ci porta la grata nuova che le casse sono in Axum e ci raggiungeranno l'indomani. A due giornate da Debra-Tabor le mule sentirono ancora degli strapazzi del viaggio di andata e non furono più in grado di portare il loro carico che si dovette fare in gran parte trasportare a spalla d'uomini: stettero quattro giorni accampati al Taccazé in attesa della possibilit
Il nostro trattamento offerto dal re. Gli schiavi. Presentazione dei doni al re. Risposta arguta. Debra-Tabor. Corsa di cavalli. Ritratto del re. Una refezione da Sua Maest
La farmacia e i pochi ferri chirurgici li lasciammo a Debra-Tabor, dovendo tornarvi, quindi con un coltellaccio qualunque tento fare quanto l'istinto mi suggerisce, ma la mano malata, ridotta doppiamente sensibile dall'infiammazione, cede sotto l'altra, e solo dopo parecchi tentativi mi riesce aprire un piccolo taglio.
Si credeva arrivare a Debra-Tabor il martedì, ma dopo cinque ore di cammino le guide ci consigliano fermarci, pretendendo esservi ancora parecchie ore e non essere conveniente arrivare verso sera e presentarsi al re, come di prammatica.
Menelik col suo esercito si avanza infatti, raggiunge Debra-Tabor e si accinge a procedere nel Goggiam e su Gondar.
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