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Il clima in Abissinia è eccellente e solo dopo le piogge si sviluppano alle volte alcune febbri nelle vallate più basse e lungo i corsi del Mareb e del Taccazè. La temperatura varia nell'anno dai 18° ai 25°, nelle altitudini medie: certo che nelle alte montagne il termometro scende ben più basso.

Dietro il villaggio è un erto colle che saliamo fino a 2200 metri da dove scorgiamo da lontano il sospirato Taccazè che appare in una svoltata, in fondo a profonde valli, e dopo una lunga distesa di alture che dovremo pur troppo digerirci una ad una.

Doni del re. Partenza dal campo reale. Compagni di viaggio. Villaggio poco ospitaliero. Accoglienza poco cordiale di ras Area. Gondar. Traccia di strada. Re Teodoro. Le piogge. Il Semien. Emozioni. Passaggio del Taccazé. Arrivo in Adua.

Sali e scendi per alcune alture, ci si presenta nel fondo il Taccazè che colle acque sue fangose va tortuosamente seguendo il suo corso; mille commenti, nuove emozioni, i cuori si allargano a nuove speranze per riserrarsi a tristi presentimenti.

Nuovamente in carovana. Passaggio del Taccazé. Folta vegetazione. L'ipopotamo. L'Amara. Incontro del Cighiè. Strana struttura del terreno. La salita di Wogara. I principali corsi d'acqua d'Abissinia. I talleri. Gondar e lago Tzana visti da lontano. Arrivo al campo reale. Primo ricevimento del re.

I nostri servi che spedimmo da Debra-Tabor col bagaglio per la via più comoda del Sirié non sono ancora arrivati, e questa notizia ci sconforta assai, potendosi dare il caso che qualche giorno di ritardo non permetta più loro di passare il Taccazè, e quindi ne restiamo divisi Dio sa fin quando, e la nostra roba vada perduta.

La domenica mattina per tempo ci avviamo per una salita ertissima, dove in alcuni punti si arrampica materialmente di roccia in roccia, accompagnati da un'afa soffocante e da un sole infuocato. Dopo un paio d'ore siamo al ciglio dell'altipiano, voglio dire siamo usciti dalla grande infossatura in cui scorre il Taccazè, e siamo tornati alle aure più pure di 1500 metri d'elevazione.

La sua elevazione sul mare è nella media di circa 2000 metri: vi sono poi catene di montagne speciali elevantisi su questo livello, e tali sono quelle del Goggiam dove a 3000 metri d'elevazione ha origine il fiume Abai, che immischiate le sue acque a quelle del lago Tzana, ne esce poi col nome di Nilo Azzurro: quelle del Lasta dove scaturisce il Taccazé, e il gruppo del Semien.

Il sentiero è molto erto ancora, e ci porta alla vetta a 2950 metri, da dove si stende dietro noi l'esteso ed originale, ma monotono panorama delle montagne che veniamo d'attraversare dal Taccazè in poi; alla nostra sinistra sempre l'irta catena del Semien di cui calpestiamo uno sprone, e rimpetto a questo, l'infinito orizzonte che va a confondersi con una miriade di alture che si succedono decrescendo verso le pianure del Sudan; avanti a noi una distesa di colli verdeggianti, gruppi d'alberi e tratti completamente bianchi per le masse di fiori simili a gigli che vi stanno sparsi.

Passiamo qualche giorno in Adua in attesa del nostro bagaglio sulla sorte del quale siamo molto inquieti, non avendosi notizia alcuna. Finalmente il fido Baramascal, il capo dei servi, arriva e ci porta la grata nuova che le casse sono in Axum e ci raggiungeranno l'indomani. A due giornate da Debra-Tabor le mule sentirono ancora degli strapazzi del viaggio di andata e non furono più in grado di portare il loro carico che si dovette fare in gran parte trasportare a spalla d'uomini: stettero quattro giorni accampati al Taccazé in attesa della possibilit